Archivi categoria: Radio No TAV

Radio no tav, programma settimanale di informazione sui 105.250 Fm di Radioblackout.org

Radio no tav in onda ogni giovedì dalle 13 alle 14:30. Il programma  ha origine come Radio Maddalena Libera, radio pirata che emetteva dalla Libera Repubblica della Maddalena, Val Susa, pianeta Terra. Stralci dell’epoca potete sentirli nella sigla iniziale.

Attualmente la radio ha la funzione di informazione sulla lotta al treno veloce. Ogni settimana approfondiamo avvenimenti di attualità sulla lotta e cerchiamo di socializzare tutte le informazioni utili a chi si batte contro il treno veloce, in Valsusa e altrove,

Sul sito potete trovare un buon archivio con le registrazioni delle trasmissioni di questi ultimi anni. In particolare cerchiamo di potenziare lo spazio dedicato a tematiche specifiche, che potete cercare tramite le tag.

Accoppiato al sito abbiamo una pagina facebook,  strumento di comunicazione con molte contraddizioni a nostro avviso:  si limita ad essere il nostro specchio sui social.

potete contattare la redazione via mail o al nostro numero 3348825117 attivo durante il programma

radio no tav

 

 

Incorreggibile Tepepa

Ancora un saluto a Tepepa, bandito rapinatore indomito che per la seconda volta ha infranto gli arresti domiciliari per godersi un attimo di libertà. Tratto nuovamente in arresto si trova ora in carcere alle Vallette. Un abbraccio da tutta la redazione!

Per scrivergli:

Ennio Senigaglia

c/o Casa circondariale “Lorusso Cotugno”

Via Adelaide Aglietta, 135
10149 Torino (TO)

Tepepa, ovvero Ennio Sinigaglia. L’ho conosciuto qualche tempo fa, alla Credenza, dove si proiettava un video sulla sua vita. Rapinatore gentiluomo, aveva scontato anni e anni di carcere. Mi aveva colpita la sua figura di ultrasettantenne, con una vivacità, un’ironia ed un bagaglio di sogni che il carcere non era riuscito a cancellare.
Ho sentito riparlare di lui i mesi scorsi; una breve notizia in cronaca, che diceva pressappoco così: “ex rapinatore di 79 anni evade dai domiciliari per andare a riscuotere la pensione; ripreso, processato per direttissima e riportato ai domiciliari con dose di detenzione rincarata”.
Oggi mi arrivano nuovamente sue notizie: “nuovi guai per nonno Tepepa”. Fermato dai carabinieri per evasione, nel bar sotto casa, dove era sceso a prendere un caffè, viene processato per direttissima e portato in carcere.
Dalla mia felice, continuata evasione, in attesa del processo che mi è stato fissato per il 23 novembre, protetta dall’abbraccio del movimento NO TAV e dal consenso popolare che va ben oltre la Valle di Susa, non posso non provare solidarietà per Tepepa e non sentirmi, mio malgrado, privilegiata: evidentemente a pesare sul nostro destino non sono i fatti specifici, ma le nostre storie.
No, non mi piace la giustizia che è debole coi forti e forte coi deboli.
Davvero, più che mai, tribunali e carceri svolgono una sola funzione: quella del controllo sociale.
Se penso ai tanti Tepepa chiusi in quei castelli di arbitrio e di repressione, mi invadono rabbia e tristezza.
Quante e quanti vorrei liberi questa sera, per essere nuovamente felice!

Nicoletta Dosio

Per conoscere vita e imprese di Ennio Sinigaglia consigliamo la visione del video “Lo chiamavano Tepepa”: https://vimeo.com/183048928

 

Occupata sede Turkish Airlines di Roma

[audio:Occupazione Turkish Airlines.mp3]

La nostra unica firma è la solidarietà

Negli ultimi mesi, con l’avanzare delle vittorie delle Forze Democratiche (FDS) in Siria, la liberazione delle popolazioni oppresse da Daesh, la costruzione delle basi per un futuro di pace in medioriente, la solidarietà internazionale si è allargata sempre più così come la repressione da parte degli Stati, come il nostro.

Siamo qui oggi perché ad alcuni e alcune solidali sono state date misure cautelari per aver occupato l’ufficio della Turkish Airlines all’aeroporto di Torino, esponendo uno striscione in sostegno al popolo curdo. Cosa c’era scritto? Che cosa si denunciava? L’uccisione di migliaia di persone nelle città curde da parte dell’esercito turco, la complicità all’Isis dello stato turco e dei suoi sostenitori.

Mentre i compagni e le compagne colpite dalle misure hanno scelto di violarle, siamo qui oggi per dire che in quell’aula di tribunale dove avverrà l’udienza di riesame non ci sono solo le persone imputate, perché se la solidarietà è una colpa allora siamo tutte e tutti colpevoli.

Mentre la situazione in Siria si fa sempre più grave con l’entrata della Turchia in guerra, il silenzio assordante dell’Europa è intollerabile. La stessa Euriopa che ha esaltato la riconquista della città di Manbij facendoci vedere le immagini delle donne che si liberavano del velo nero e ora tace in nome degli accordi stipulati con Erdogan sul destino dei profughi.

Con il pretesto di sconfiggere Daesh, proprio su Manbij, liberata dall’Isis, oggi vengono condotti dall’esercito turco attacchi ai civili con armi chimiche con il beneplacito delle potenze internazionali. Ci troviamo qui e contemporaneamente per una macabra ironia della sorte le grandi potenze Nato discutono ad Ankara del futuro prossimo del medioriente, un futuro che loro vogliono rendere già da ora solo morte e distruzione.

Tutto quello che sta accadendo non farà altro che moltiplicare le manifestazioni in solidarietà alla resistenza del Rojava, e per pretendere di sapere di più sulle condizioni di salute del Presidente del popolo curdo Abdullah Ocalan in isolamento ad Imrali da 17 mesi senza permesso di visita.

Non un passo indietro perché abbiamo imparato a camminare insieme in tante e tanti.

Al fianco della resistenza curda,

la nostra unica firma è la solidarietà!