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sfruttamento della manodopera migrante

Saluzzo: il sistema democratico di sfruttamento della manodopera migrante

A Saluzzo i braccianti agricoli, tutti migranti, bloccano il traffico. Dopo il brutto tempo dei giorni scorsi ottengono qualche tendone per ripararsi. Ma dietro la cosiddetta emergenza, si nasconde un meccanismo ormai oliato di sfruttamento della manodopera migrante, fondato sul ricatto lavorativo, permesso di soggiorno, minaccia di espulsione, “assistenza” da parte di enti caritatevoli, sindacati e cooperative, e ovviamente, corretto funzionamento della filiera agroindustriale

Chi ha detto che lo sfruttamento della manodopera migrante non possa essere fatto rispettando le “regole”?

A Saluzzo il sistema di sfruttamento lavorativo, ricatto del permesso di soggiorno, incombenza della reclusione nel CPR ed espulsione rappresenta ormai un modello ben perfezionato. Un sistema replicabile, che salva le apparenze, almeno formalmente. Media tra le esigenze di accettabilità sociale (abbastanza basse, a dire il vero), evitando disdicevoli  apparenze per la popolazione locale: “illegalità” (come dipendesse da loro!), spazzatura, accampamenti o tendopoli. Dall’altra, si garantisce il perfetto funzionamento della filiera agricola: lavoratori a costo zero perché le aziende agricole locali possano galleggiare ancora un po’ nella filiera agroalimentare.

Sindacati ed enti assistenziali

In tutto questo sindacati confederali e non, Caritas, cooperative cercano di calmierare la situazione offrendosi come ammortizzatore perché la micidiale macchina continui a funzionare. Il tutto ovviamente, dietro compenso: i migranti non hanno nulla, tranne i famigerati “badge” riconoscitivi per l’accesso al “PAS”, forniti dai gestori del “campo”. Fatta qualche tessera, l’ottenimento di qualche tendone a cui si accede a pagamento e con vincoli, insufficiente per tutti, ed anche osteggiato dai padroni perché anche a loro carico, viene sbandierata come una grande vittoria.

Grande distribuzione e latifondo

Nonostante lo sfruttamento della manodopera migrante, nonostante l’operato della polizia a sedare quei lavoratori che reclamano migliori condizioni, le aziende agricole chiudono.

Medie aziende, che si fronteggiano sul mercato della Grande Distribuzione Organizzata, con il suo sistema dell’asta a doppio ribasso. Nonostante la compressione del
“salario” dei lavoratori, le aziende non ce la fanno a competere e chiudono, cioè vendono. Così si crea anche qui, sempre più, quel latifondo agricolo, industrializzato, che è la causa del malessere dei lavoratori, dell’ambiente, ed anche dei consumatori.

Ne abbiamo parlato con Maurizio, di Metix Flow, che è passato di là.
Buon ascolto, se così si può dire.

[audio:2019-07-18-saluzzo-pas.mp3]

scarica Saluzzo o il democratico sfruttamento della manodopera migrante

Per chi avesse Facebook, la pagina del comitato antirazzista saluzzese che si occupa della vicenda

El Cerro Libertad

El Cerro Libertad: giustizia ambientale, di genere e sul lavoro

A El Cerro Libertad i lavoratori agricoli hanno occupato 75 ettari di terre lasciate incolte dalla banca BBVA.

Accesso alla terra, contrasto alla speculazione e all’accaparramento delle terre. Giustizia lavorativa, giustizia di genere, giustizia ambientale. Parità nella vita e sul lavoro per uomini e donne, agroecologia e contrasto alla desertificazione sono alcuni dei loro principi base. In una terra, l’Andalucia, che ha punte del 60% di disoccupazione tra i lavoratori agricoli e in cui l’occupazione dei fondi è una lotta con origini antiche.
Oggi, 28 Aprile, i jornaleros hanno rioccupato la “finca”.

[audio:cerro_libertad_dopp.mp3]

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e l’originale in spagnolo

[audio:cerro-libertad-musicado.mp3]

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El Cerro Libertad

trasmissione del 26 aprile

trasmissione del 26 aprile, il podcast

La trasmissione del 26 aprile: podcast, sommario e riassunto:
[audio:2018-04-26-radionotav.mp3]

scarica la trasmissione del 26 aprile

Frontiera:

Aggiornamento dalla frontiera: il nostro territorio è soggetto nuovamente a un flusso di persone che si spostano verso la Francia. Oggi come un tempo il passaggio viene da una parte vietato, per scopi elettoralistici e per giustificare norme punitive più stringenti. Dall’altra il flusso di persone che non hanno nulla con sé, spesso neanche i propri cari giacché la divisione delle famiglie e dei minori è una pratica costante, è utile e ricercata per avere manodopera illegale sottocosto.

Finita la stagione sciistica infine arriva l’uso della forza pubblica, così poco fotogenica finché c’erano turisti sulla neve. In questi giorni un corteo spontaneo ha forzato però la frontiere e si è diretto fino a Briançon. Oltre a sorprendere il dispositivo messo a guardia dei sacri confini ciò ha permesso il passaggio a molti ragazzi senza permesso di varcare. Interessante notare anche quanto mediatica ed effimera è stata la manovra di alcuni militanti di destra arrivati da più parti per fare propaganda “anti-immigrati”.  Messisi in un luogo a caso a farsi fotografare con reti e striscioni di dissuasione, si sono poi sciolti come neve al sole alla risposta spontanea di chi invece sul territorio ci vive. Chi doveva passare lo ha fatto e questa volta in maniera plateale.

La risposta repressiva dello Stato francese non è mancata con tre arresti, giustificati dall’accusa da una serie di avvenimenti che riguardano tutto il territorio delle Hautes Alpes. Si evidenzia quindi il peso politico della vicenda, nei giorni dell’approvazione da parte francese di norme più stringenti sull’immigrazione. Salutiamo con piacere, invece, una fase di effervescenza della nuova “montanità”, non solo turismo e  tradizione identitaria. A questo preferiamo sicuramente solidarietà, difesa del territorio, autorganizzazione e superamento degli steccati, compresi quelli sulla linea delle acque pendenti.

Abbiamo sentito una compagna che narra le ultime vicende, l’audio è nell’ultima mezz’ora di trasmissione

Zad: aggiornamento sul campo e sulla strategia del movimento

E’ saltato per motivi tecnici, ossia cariche della gendarmerie, il collegamento telefonico.

abbiamo avuto però tempo di fare qualche domanda a microfoni spenti sulla strategia del movimento. Alcune persone si sono prestate alla presentazione di progetti individuali in prefettura. Ciò non raccoglie il punto di vista di tutti, ma l’assemblea ha scelto di diversificare le risposte all’attacco e di garantire la possibilità di aAnche le formazioni di destra che gire a più livelli, mantenendo una strategia comune. La presentazione delle domande di regolarizzazione dà un po’ di fiato ai resistenti ormai al 18° giorno di attacco da parte della gendarmerie. Inevitabilmente però questo presta il fianco alla criminalizzazione di chi è rimasto fuori norma, in un quadro di resistenza alla normalizzazione e all’assorbimento nell’economia agricola. Un momento delicato dove questa differenziazione favorisce la divisione del movimento in buoni e cattivi, anche se il movimento rifiuta questa categorizzazione.

Riusciranno gli zadisti a non farsi assorbire e normalizzare. Manterranno la loro carica sovversiva nella Francia in subbuglio per studenti, ferrovieri e lavoratori delle poste?

El Cerro Libertad

Abbiamo mandato in onda la registrazione di una intervista agli occupanti di El Cerro, fattoria (finca) occupata e sgomberata in Andalucìa, Spagna. Nel sud della penisola ci sono migliaia di ettari di terreni agricoli abbandonati, dopo l’accaparramento di proprietà da parte delle banche col favore della cosiddetta crisi economica. In una zona ad alta disoccupazione, i jornaleros, operai agricoli disoccupati, hanno  occupato fattorie e oliveti riportandoli in produzione. Il tentativo è dare soluzione alla disoccupazione ed anche allo sfruttamento agricolo, lavorativo e di genere.

I fondamenti del loro lavoro sono: porre fine all’appropriazione delle terre a fini speculativi, dare lavoro agli operai agricoli senza sfruttamento lavorativo, abbattere la discriminazione di genere tar uomini e donne, seguire principi di ageroecologia contro la desertificazione e la chimica agricola.
Sempre in tema, ricordiamo questo fine settimana il corteo nazionale di Genuino Clandestino in difesa di Mondeggi fattoria senza padroni e per l’autodeterminazione dei territori

[audio:cerro_libertad_dopp.mp3]

scarica El Cerro Libertad

Processone e altri appuntamenti

Ricordiamo che domani è prevista la decisione della Cassazione per il processone notav, quello che riguarda la resistenza alla Maddalena di Chiomonte (27 giugno – 3 luglio 2011). Per l’occasione ritrovo ai cancelli della centrale elettrica a Chiomonte.

Sempre domani sera ritrovo a Gap, di fronte alla galera locale, in solidarietà a Théo e Bastien rastrellati a Briançon dopo la marcia transfrontaliera. In chiusura, tutti gli altri appuntamenti.

ciao!

mediazione o resa?

Mediazione, resistenza o resa? La Zad e la strategia del governo

Sotto ricatto non c’è mediazione ma solo resistenza o resa

La nuova “mediazione” tra zad e prefettura si è conclusa oggi pomeriggio. Il governo ha chiarito cosa intende per mediazione: una resa incondizionata dell’esperienza ecologista, contadina, radicale, autonoma della zad e una suo rientro nei canoni dell’economia liberale.  Cosa vuol dire? Tutte le istanze del movimento contro l’aeroporto e della Zona da Difendere non entrano, come ovvio,  nel dibattito. L’unico soggetto riconosciuto dal governo è l’Azienda. L’Azienda e il Diritto, portato in punta di manganello dai Gendarmi. Strano concetto di dialogo, dove una parte è sotto minaccia militare costante e continua, e “non ha altra possibilità se non quella di accettare”  la proposta di governo. Interessante notare che a far la parte del “mediatore” sia un ministro ecologista “di sinistra”. E’ Nicolas Hulot, che ha aderito a pieno all’idea del capitalismo verde, dove ogni istanza ecologica va bene, purché redditizia e assorbibile dal capitale.

Conseguentemente, gli zadisti non solo riceveranno altri gas e granate (11 mila cartucce sparate in una settimana). Il governo assicura che settimana prossima riconsegnerà le terre alle associazioni di categoria perché possano sfruttare quelle terre secondo i dettami dell’agricoltura industriale convenzionale.

Lo stato promette di riportare l’ordine e lo stato di diritto, ovvero tutelare l’impresa, l’iniziativa di lucro, le corporazioni agricole intensive, il timore dell’autorità di stato e del suo braccio armato, la polizia.

L’appello della zad è a continuare la resistenza, raggiungere il posto, travalicare i confini del territorio e delle lotte, convergere contro Macron, l’aeroporto e il loro mondo. C’è posto per tutti e tutte, per contribuire in ogni modo.

comunicato della zad sull'abbandono del progetto da parte del governo

comunicato della zad sull’abbandono del progetto da parte del governo- aggiornato

Pubblichiamo il comunicato comune del movimento anti-aeroporto in seguito alla decisione presa dal governo:

17 gennaio 2018
Questo pomeriggio, il governo ha finalmente annunciato di abbandonare il progetto di aeroporto di Notre-Dame-des-Landes
La dup (dichiarazione di utilità pubblica) non sarà ufficialmente prolungata. Il progetto sarà dunque definitivamente annullato l’8 febbraio
Si tratta assolutamente di una vittora storica fronte a un progetto distruttore di gestione del territorio. Ciò è stato possibile grazie a un movimento di lunga durata tanto determinato quanto variegato.
Oggi vogliamo innazitutto salutare calorosamente tutte quelle e quelli che si sono mobilitati contro questo progetto d’aeroporto nel corso degli ultimi 50 anni.

Per quello che riguarda il futuro della zad, l’insieme del movimento riafferma fin da oggi:
-La necessità per le contadine-i e le-gli abitanti espropriati di recuperare in pieno i loro diritti al più presto.
-Il rifiuto di ogni sgombero di coloro che sono venute-i ad abitare nel bocage negli ultimi anni per difenderlo e che desiderano di continuare a viverci così come di prendersene cura
-La volontà di incaricarsi a lungo termine delle terre della zad da parte del movimento in tutta la sua diversità -contadini, naturalisti, residenti, associazioni, vecchi e nuovi abitanti.
Per metterlo in pratica, avremo bisogno di un congelamento della ridistribuzione istituzionale delle terre. In futuro, questo territorio deve restare uno spazio di sperimentazione sociale, ambientale e agricola.
Per quel che concerne la questione della riapertura della strada dipartimentale D281 (la strada delle “chicanes” n.d.t.), chiusa dai poteri pubblici nel 2013, il movimento stesso si impegna a dare una risposta. La presenza o l’intervento della polizia non farebbe altro che peggiorare la situazione.

Noi desideriamo peraltro, in questa giornata memorabile, mandare un forte messaggio di solidarietà alle altre lotte contro grandi progetti devastatori e per la difesa dei territori minacciati.
Invitiamo a convergere in massa il 10 febbraio sul bocage per festeggiare la fine del progetto d’aeroporto e per continuare la costruzione del futuro della zad.

Acipa, Coordinamento degli oppositori, COPAIn 44, Naturalistes en lutte, abitanti della zad.

Per saperne di più

più informazioni sul sito della zad, che ha anche una pagina in italiano
su radio onda d’urto
e sulla nostra tag zad
e su tg valle susa

comunicato della zad sull'abbandono del progetto

comunicato della zad sull’abbandono del progetto

Breve aggiornamento:

Si prepara ora il seguito della resistenza, quello contro lo sgombero della zad, delle cabannes, dei progetti agricoli “non conformi”. Il futuro della zad è tutto da difendere, contro l’agricoltura industriale, contro la distruzione del bocage per lo sfruttamento intensivo. E ancora perchè le terre siano gestite dal movimento di contadini, occupanti, ecologisti, abitanti e non dalle grosse corporazioni. Il governo ha già fatto convergere su Nantes 7 squadre di effettivi e si prepara allo scontro per sgomberare tutti coloro che “non hanno titolo” per restare. Ma i resistenti, tutti e non solo i contadini, sono comunemente d’accordo perchè gli insediamenti di difesa sorti negli ultimi dieci annirestino dove sono. L’appuntamento è per il 10 febbraio!

zad

zad

podcast

Podcast della trasmissione di giovedì 11- aggiornato

ci avete segnalato problemi nell’ascolto del podcast audio, ora dovrebbe andare. Grazie!

ecco la trasmissione intera riascoltabile in podcast

gli argomenti del giorno:
*in discussione a Meana l’utilizzo di cava Palli per contenere lo smarino del Tav. Al consiglio comunale aperto la giunta deve retrocedere ma non esclude l’uso dell’area per altre funzioni legate al Tav. L’atteggiamento della giunta e del segretario comunale.

*Chiomonte e le compensazioni: i paravalanghe in località Verger alle Ramats, la metanizzazione e altri specchietti per allodole

*Ancora Chiomonte, Imprend’oc: l’associazione di commercianti mette le mani sui vigneti della cantina Clarea, proponendosi come gestore dopo la scadenza del contratto (25 anni) che affidava i terreni ai viticoltori.

*Questione migranti e frontiere: valutazioni sul flusso di persone, soprattutto ragazzi, che cercano di passare il confine. Domenica ciaspolata da Claviere a Monginevro per visibilizzare il problema.

*Collegamento telefonico con Milano sul problema della militarizzazione della città. Sempre più i militari armati adibiti al controllo dell strade. Anche per questo è prevista sabato una manifestazione contro le divise e la loro funesta presenza per le città italiane.

[audio:2018-01-11-radionotav-registrazione.mp3]
scarica qui

mediazione zad

Zad: mediazione tecnica, il governo decide se fare o no l’aeroporto

Il 13 dicembre la commissione tecnica di “mediazione” depositerà in ministero le proprie valutazioni

Il governo Macron si era dato 6 mesi per decidere se il nuovo aeroporto si farà oppure no. Come per le altre infrastrutture statali l’esecutivo sta rivalutando tutti gli investimenti. La commissione di mediazione, secondo il ministro per la “transizione ecologica” Hulot (storicamente contrario all’opera) presenterà a giorni il proprio dossier. Sarà poi il governo a decidere

Cosa succederà alla Zad?

Depositato il dossier la decisione dell’esecutivo sarà immediata e “tranchant”. Ma che il nuovo aeroporto si faccia o meno, potrebbe non cambiare di molto la posizione del governo contro gli zadisti (contadini, squatter e ambientalisti, tutti occupanti): la zad andrebbe comunque sgomberata.

Nuove composizioni e alleanze?

Se il progetto di aeroporto verrà cancellato, presumibilmente una parte di chi si oppone all’opera sarà soddisfatto e abbandonerà il campo di lotta. Non così gli zadisti e i contadini, che potrebbero trovare nuovi alleati. Sarà infatti da vedere la redistribuzione delle terre, ora suddivise in particelle relativamente piccole tra molti agricoltori. La fine del progetto invece coinciderebbe con un accorpamento in favore delle grosse aziende, il che aprirebbe un altro capitolo di lotta sul futuro delle terre.
La decisione di costruire l’aeroporto confermerebbe invece l’opposizione, anzi vedrebbe avvicinarsi ancor più i lavoratori del vecchio aeroporto che non vogliono il trasferimento.

appelli e appuntamenti

La consegna per ora è quella di trovarsi, il giorno della decisione, sotto prefetture, comuni e altri luoghi. La rete di solidarietà, composta da comitati locali in tutta Francia, si prepara alla mobilitazione. In attesa di altre comunicazioni, resta l’appello a concentrarsi sul territorio della zad un mese dopo la decisione governativa. Ma i tempi potrebbero essere più rapidi.

In attesa di sviluppi, ascolta il contributo
[audio:2017-12-07-zad-mediazione13dic.mp3]
scarica a breve l’esito della mediazione

Tutti gli articoli sulla zad, aggiornamenti e approfondimenti per conoscerne l’esperienza, li trovate qui: zad

v

Solidarietà con il popolo degli ulivi

I loro volti sono quelli della verità, una verità calpestata, bruciata tra le fiamme dell’omertà, della complicità. Cittadini come tanti, madri, padri, studenti, contadini, professionisti ed anche bambini. Erano circa duecento i salentini che nel novembre del 2015 bloccarono il traffico ferroviario alla stazione di San Pietro Vernotico. Di questi, 46 sono stati identificati e denunciati dalla digos di Brindisi. L’accusa è di aver omesso di dare avviso dalle autorità competenti della manifestazione, cagionando un danno ai passeggeri e alle Ferrovie dello Stato, oltre che di interruzione di pubblico servizio.
La manifestazione in questione aveva la finalità di bloccare il Piano Silletti che prevedeva non solo l’estirpazione degli ulivi salentini perché ritenuti infetti da xylella (senza però alcun test di patogeni- cità effettuato sul batterio e soprattutto con la consapevolezza che l’estirpazione delle piante non eradica il batterio), ma anche l’irrorazione a tappeto da Leuca a Brindisi di fitofarmaci riconosciuti dannosi alla salute umana, i cui effetti sarebbero emersi soprattutto nelle generazioni future. Hanno tentato ogni via per evitare il disastro, hanno cercato di dialogare con le Istituzioni, hanno chiesto a gran voce di aprire la ricerca a 360° e di accreditare altri centri analisi ma ogni loro richiesta è rima- sta inascoltata. A dicembre la procura di Lecce bloccò quel folle piano indagando lo stesso commis- sario all’emergenza, il generale Silletti, e parte della scienza che ad oggi continua ad occuparsi del disseccamento rapido.
Questi cittadini il 6 novembre saranno processati per aver difeso la loro storia ed il loro futuro. Oggi hanno bisogno della solidarietà di tutti.
Siamo dunque al loro fianco nell’affermare l’alto valore sociale della loro azione, rivolta ad impedi- re uno scempio immensamente superiore al presunto danno arrecato dalla loro azione di protesta.

Per firmare l’appello: qui

qui trovate un approfondimento tecnico sul progetto TAP e gli interessi che vi stanno dietro
TAP

grani antichi

Grani antichi, agricoltura contadina o ecobusinnes

cosa significa grani antichi e quali distinzioni fare?

In occasione della festa della trebbiatura organizzata da genuino valsusino, abbiamo sentito Roberto Schellino autore fra l’altro di “mille contadini, storia corale delle campagne”. Coltivatore, studioso e conservatore di vecchie varietà locali ci dice: non basta seminare grani antichi per essere alternativi al sistema in cui viviamo. Abbiamo approfondito la questione partendo dal termine stesso “grani antichi”, un termine che non dice nulla, se non che si tratta di varietà non più annoverate tra quelle attualmente in commercio, ma poco distingue le loro caratteristiche. meglio parlare di varietà locali, selezioni non varietali, contadine, con le loro specificità agronomiche e nutrizionali. abbiamo poi accennato il problema di creare una filiera veramente esterna al mercato neoliberista e non un prodotto di alta gamma dai prezzi irraggiungibili

[audio:2017-07-20-grani-antichi.mp3]
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Zad, Solo chi ci vive ha cura del territorio

Nella Zad di Notre Dame de landes gli occupanti (vecchi e nuovi, contadini, attivisti, sostenitori) si occupano tra l’altro di capire come vivere a lungo termine su un territorio mantenendone la ricchezza naturale, utilizzandone i terreni e i boschi perché l’impronta umana sia durevole e positiva. A riguardo, diverse sono le attività riguardo i boschi, che comprendono la formazione, comprendendone il funzionamento biologico, la rinaturalizzazione di boschi pensati per la produzione industriale di legname, la sperimentazione di tecniche e tipi di taglio che diano materiale utile (legname da costruzione per le strutture necessarie alla zad) migliorando al contempo il complesso forestale.
Da questo breve audio, una breve introduzione al lavoro portato avanti. Noi siamo la natura, viviamo all’interno di essa e tutelarla non vuol dire museificarla…

[audio:abracadabois-finito.mp3]
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