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Prossimamente i podcast dalla Maddalena

Prossimamente saremo in grado di mettere online le dirette radiofoniche registrate dalla stazione mobile alla Maddalena durante la notte del 26 e la mattina del 27 giugno, quando le forze dell’ordine hanno sgomberato con i gas e le botte la Libera Repubblica della Maddalena.

Il pc da cui trasmettevamo è passato quasi indenne dalla devastazione subita dalle attrezzature, tende, camper e quant’altro ma ha comunque bisogno di revisione, visto che è passato tra le mani delle forze dell’ordine…

Radio Notav riprende le trasmissioni

La roulotte che ospitava il media center alla Maddalena di Chiomonte, da cui partivano le trasmissioni di Radio Notav, Radio Maddalena Libera ed anche molte delle trasmissioni del palinsesto di Radio Blackout a Torino è stata aggredita, come ben saprete, dai lacrimogeni della polizia. Nella giornata di ieri si è potuto recuperare quasi tutto il materiale. Anche se rimane qualche dubbio sul fatto che la polizia possa aver messo le mani sul pc della regia.

Tra oggi e domattina si cercherà di approntare il nuovo studio mobile per poter trasmettere nel consueto spazio su Radio Blackout, dalle 13 alle 14,15 del giovedì.

Vi aspettiamo numerosi…

Trasmissione di Radio NOTAV da Chiomonte

Radio NOTAV in diretta dal presidio della Maddalena: stretti uno all’altro nella roulotte di fianco alla cucina da campo allestita alla Maddalena i redattori hanno trasmesso in wireless fino al server della radio e Torino che poi ha lanciato il segnale sia sull’etere torinese che al resto del mondo dal sito di Radio Blackout.

Nelle prossime mattine i redattori saranno presenti al presidio e tenteranno di fare la copertura radiofonica all’alba del martedì e del mercoledì, che potrebbero essere momenti molto “caldi”…

Cosa cade dall’autostrada

L’abbiamo annunciato oggi per radio e nel pomeriggio, allo stesso orario di ieri, sono venuti a reclamare alla Reception della Libera Repubblica della Maddalena, il materiale segnaletico caduto dal viadotto dell’autostrada.
In foto 4 dei 6 segnali orizzontali (centinaia di euro di costo complessivo, decine di kili di peso complessivo), più un conetto, posati la notte della tentata apertura del guardrail sul viadotto della A32 in località Maddalena e consegnati, con regolare ricevuta, ai richiedenti per conto dell’autostrada, dopo il ritrovamento nei terreni sottostanti.
Senza vittimismi, senza ulterioriori commenti, giusto per correttezza e per dovere di cronaca.

Finalmente!!!

Mesi, anzi anni, ad aspettare che dalla nauseabonda cantilena di sviluppo e lavoro, in salsa di distruzione e spreco, di chi vuole la “grande opera”, si passasse ai fatti, ai tanto attesi cantieri del TAV in valSusa.
Hanno puppato alle pubbliche casse schiere di progettisti (ma contro i burocrati di regime non c’è movimento No TAV che tenga), adesso vogliono puppare i cementatori, gli ultimi boschi da spianare con una colata di cemento e asfalto, le ultime falde acquifere da prosciugare con la prima galleria di 7 km, per i fiumi Dora e Clarea c’è già la centrale idroelettrica di Pont Ventoux a drenarne e controllarne le acque; adesso è ora di dare la mazzata finale a quella culla climatica e naturalistica che ha visto nascere la civiltà umana: l’autostrada è riuscita a distruggere solo parzialmente i resti rari, quanto preziosi, di un insediamento neolitico tra i maggiori mai ritrovati.
Progetti su progetti, internazionali, nazionali, varianti, controvarianti per poi riproporre le stesse assurdità trasportistiche: non c’è niente da trasportare e si sprecano miliardi di euro a fare Nuove Linee di trasporto quando quelle, tanto attuali, quanto moderne, sono inutilizzate!

Continuano le “altre storie” di un redattore di Radio No TAV, dopo questa prima notte di resistenza, tra lunedì 23 e martedì 24 maggio 2011 in località Maddalena, al confine tra i comuni di Giaglione e Chiomonte, lungo il vecchio confine tra savoia e delfinato e sul nuovo confine tra chi difende la propria terra e chi la vuole distruggere; tornano le Barricate del Clarea!
Quelle storiche ancora esistono, anche dopo il trattato di Utrecht del 1713, ancora resistono dalla seconda metà del XIV o l’inizio del XV secolo in cui sono state edificate, quelle nuove del 2011 a.C., poste qualche decina di metri più in basso, dovranno invece durare il tempo necessario a vincere la prossima battaglia No TAV: pietra massiccia, tronchi robusti, un ironico cartello che vieta l’accesso ai non addetti ai lavori posto davanti.
Questo sul fronte est, sul fronte occidentale incastri metallici di materiale che aveva da parecchio tempo perso la sua utilità “industriale”, griglie, guardrail abbandonati, vecchie traversine e travi di legno; c’è stata una rivoluzione tecnica e sociale due secoli fa, anche sulle Alpi, e la vicina centrale idroelettrica ex-AEM è sempre li a testimoniarlo con le sue condotte color ruggine e le sue turbine, ogni tanto di rado si sente un treno merci passare sull’altro versante.

Barricate a proteggere ettari di vigne e castagneti, di cantine, agriturismi e parchi archeologici, di discariche e massicciate portate dall’autostrada che corre su un viadotto tra due gallerie, il vero fronte sta li: le barriere antirumore ai lati delle due carreggiate autostradali separano i No TAV dagli operai di italcoge e martina, che vorrebbero aprire un varco nel guardrail, la dove finisce la galleria e subito inizia il viadotto.
In fondo la compensazione promessa ai chiomontini e al loro sindaco Pinard è uno svincolo autostradale e quale miglior inizio quindi per partire con i lavori; in realtà il vero obiettivo si tav è di recintare un area di cantiere qualsiasi sotto i piloni del viadotto, tra quelle dichiarate negli ultimi progetti di LTF, bisogna dimostrare all’europa che i lavori procedono, “piantare la bandierina”, stanotte però non si passa, quà la barricata è umana, ostile quanto basta, la partecipazione popolare è notevole e la posizione è vantaggiosa, molto.
Dalla “cresta” della montagna il panorama è insurreale, mezza luna calante illumina da sud la bianca sabbia dell’alveo del Clarea in mezzo ai boschi, tra il presidio li vicino ed il museo archeologico della Maddalena torce elettriche indicano il brulicare di chi controlla i sentieri, ci si saluta a lampeggiamenti, fasci laser segnano le situazioni interessanti, movimenti sospetti dei pochi mezzi d’opera, disposti sul viadotto di un’autostrada deserta e incredibilmente silenziosa.
All’alba il paesaggio si fa ancora più suggestivo con le cime ancora leggermente innevate e nemmeno il passaggio dei primi TIR sull’autostrada riesce a rovinare questa mattina.
La montagna è un potente alleato e voglio rivelarvi un “segreto”, esiste un millenario patto di mutuo aiuto tra la montagna e gli esseri umani che sanno vivere in armonia con essa sulle sue pendici, un patto sancito da contadini e da tutti coloro che amano la propria terra e che da questa traggono sostegno per una vita degna e piena di soddisfazioni, un patto utilizzato da banditi e ribelli di ogni epoca a cui la montagna ha saputo dare rifugio ed infine un patto rinsaldato dai partigiani pochi decenni fa; oggi la montagna sta morendo soffocata da cemento, asfalto, gallerie e seggiovie e a tutti quelli che sono in grado di sentire la sua richiesta chiede conto di rispettare gli accordi intrapresi dalle generazioni passate a cui dobbiamo la nostra esistenza. La sua generosità e accoglienza non mancheranno e quanto alla Maddalena non è stato ancora devastato è li a testimoniarlo, merita di certo una visita.

Venghino, signori, venghino. Che lo spettacolo deve ancore cominciare.

Stefano

Ancora un altra storia accaduta intorno al passaggio per il Piemonte del treno pieno di scorie nucleari, la notte tra l’8 ed il 9 maggio 2011

Non voglio ancora soffermarmi sulla deprecabile brutalità che le forze dell’ordine hanno riservato agli inermi, quanto determinati, manifestanti alla stazione di Avigliana, che si opponevano al tanto assurdo quanto pericoloso passaggio delle scorie radioattive.
Vorrei raccontarvi la storia di chi quella notte ha voluto indagare, capire, documentare e denunciare quanto stava accadendo all’insaputa di quel milione circa di persone che stava nel raggio di 3 km dal passaggio del carico radiattivo, a cosa ha assistito e a cosa è andato incontro.
Anche se prima vorrei ancora fare una riflessione sulla differenza umana e morale che passa tra chi dalle libere frequenze di Radio Blackout ha regalato la possibilità di non rischiare la propria salute a tante persone (anche a coloro che detestano gli attivisti, i No Nukes, i No TAV, gli anarchici, gli squatter, gli autonomi, i libertari, i redattori di Radio Blackout, …), informando giorni prima e poi segnalando in diretta per tutta la notte gli spostamenti del convoglio, mentre chi governa invece si preoccupa di tutt’altro, del profitto proprio e degli “amici”, anzichè della tutela della salute e delle sempre più scarse risorse pubbliche e riesce poi a riempire Torino di campeggi di ciucchi molesti con la penna in testa (chi scrive è antimilitirarista, i militaristi che leggono possono anche smettere e starsene tranquilli, che plutonio e uranio impoverito sono in lavorazione, pronti a disintegrare migliaia di civili inermi, bambini innocenti compresi, e ci sono ancora circa 24.000 anni di tempo perchè ciò accada!); e soprattutto poi c’è una bella differenza etica e professionale che passa tra chi rischia in prima persona oltre che la propria salute, qualche centinaio di euro di attrezzatura e pure la repressione dello stato per documentare quello che realmente succede e chi nasconde la realtà ed inganna i propri lettori (a questi auguro che la storia li possa smaltire anzichè riprocessare, e se vogliono capire il mio augurio si vadano finalmente a studiare cosa accade all’impianto Areva di La Hague); chi viene pagato per informare, anzichè raccontare i rischi, i costi e le vere motivazioni di questi trasporti, andata e RITORNO, si preoccupa solo di chi manifesta: di chi vorrebbe evitare se non un disastro, almeno l’ennesimo spreco di denaro pubblico.
C’è differenza tra chi cerca di risvegliarle le coscienze a chi le vuole definitivamente assopire nel sonno della ragione, tra chi non ha proprio nulla da nascondere e viene trattato da criminale mentre chi fa rischiare il disastro nucleare quando organizza questi trasporti, come un criminale ha evidentemente tutto da nascondere.
Potrei raccontarvi di chilometri di linea ferroviaria non presidiati, di situazioni di grave rischio per la sicurezza proprio in uno dei quartieri più abitati di Torino, si fan guerre in Afganistan contro i terroristi per poi regalargli situazioni tanto pericolose dentro una metropoli!
Non sarà l’intrinseca pericolosità della tecnologia nucleare ad essere veramente criminale più che il fattore umano che la mette in atto pro o contro il suo simile? Sempre che possa esserci un pro in una tecnologia che, conti alla mano, consuma più energia di quella che produce (mai nessuno che quantifichi i costi energetici del mantenimento in sicurezza delle scorie per decine di migliaia di anni almeno!).
Alla prefettura di Torino dormono sonni tranquilli, finchè per i 200 “cattivi” che stanno seduti sui binari della stazione di Avigliana a cantare “quel mazzolin di fiori” bastano 500 agenti per riempirli di botte e per i 40 della volta prima, oltre che le botte, anche le denunce e per due, che evidentemente erano i più “cattivi”, oltre le botte e le denunce, anche due settimane di carcere.
Finchè chi lavora nel settore trasporti e sicurezza non solo si presta a rendere possibile tutto ciò, ma va ben oltre quello che il mestiere evidentemente gli impone, come quel pompiere fermo vicino ad una colonna di quattro mezzi dei vigili del fuoco, a qualche centinaio di metri dalle decine di mezzi della stazione di Avigliana nel delirio più totale, alla domanda “ma che cosa è successo?”, mi risponde “niente, un esercitazione!”; mi piacerebbe sapere se è una sua iniziativa personale o glielo ordina qualcuno di negare l’evidenza.
Questa volta ho pagato l'”errore” di voler stare vicino ai miei compagni alla stazione di Avigliana per provare a rilevare quanto fosse davvero radioattivo quel treno e documentarne l’eventuale pericolo, e solerti agenti hanno impedito che potesse aver successo questa mia impresa; peccato, sarà per la prossima volta.
Una soddisfazione mi resta, quando il “beep-beep” del misuratore di radiazioni ha fatto esclamare all’agente di aver trovato chissà quale prova di colpevolezza a mio carico mentre passava il convoglio di scorie ed in tutta semplicità gli ho risposto: “quello serve a misurare le radiazioni, voglio sapere quanta radioattivita mi prendo, io, dovreste averli pure voi, metti che tra 10 anni vi viene un tumore, magari così sapete il motivo”, quasi mi è sembrato di leggere nel suo sguardo l’improvvisa paura per la radiazione nucleare, forse diventando finalmente consapevole della situazione in cui si trovava: a pochissimi metri da un treno pieno di scorie radioattive che era appena passato.
Sembra davvero strano, anche se proprio non era mia intenzione, in quel momento oltre a provare a tutelare la mia salute, almeno sapendo quante radiazioni mi prendevo, avrei potuto tutelare la salute anche degli agenti, che forse pochi minuti prima avevano picchiato amiche e amici e che mi circondavano ansiosi di trovare qualcosa che mi incriminasse, ma a quanto pare senza riuscirci.
Forse che quando si va pure contro la legge, non avvisando i cittadini dei pericoli a cui sono esposti, pur di tenere nascosti questi trasporti, una foto e la cronaca in diretta sui 105.25 FM di Radio Blackout diventano atti “eversivi” (per la misura della radiazione dovrete aspettare il prossimo treno, per altri particolari di quella sera magari un altro testo che questo è già lungo abbastanza); questa è la parte che ho voluto fare quella notte, ringraziando chi l’ha resa possibile con la diretta dalla sede della radio e ovviamente chi si è preso la parte di botte che avrei dovuto prendermi pure io alla stazione di Avigliana.

Per la redazione di Radio No TAV, Stefano