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No MUOS

No MUOS

Nella seconda puntata de “La terra trama..” abbiamo iniziato a conoscere un movimento che è attivo da quasi tre anni in Sicilia, parliamo del No MUOS. MUOS sta per Mobile User Objective System (Sistema Oggetto ad Utente Mobile): si tratta in pratica di tre trasmettitori parabolici di 18,4 metri di diametro e due torri radio di 149 metri d’altezza, un mega installazione che il ministero della difesa degli Stati Uniti vorrebbe impiantare a Niscemi, in provincia di Caltanissetta, precisamente nel bel mezzo della Riserva Naturale Orientata Sughereta.

Il MUOS è uno dei quattro terminali terrestri (gli altri tre sono a Kojarena Geraldton –Australia- e nelle basi di Norfolk –Virginia- e Wahiawa –Hawaii-) che, insieme a cinque satelliti di ultima generazione, creeranno un network utile alle comunicazioni satellitari per le operazioni militari via aria, terra e mare degli Stati Uniti.

Inizialmente il MUOS doveva essere installato nella base militare di Sigonella, ma successivamente è stata scelta Niscemi perché uno studio sulle onde elettromagnetiche emesse dalle antenne ha rilevato che esse “potevano causare la detonazione dei sistemi d’arma e creare gravi pericoli al traffico aereo dello scalo militare siciliano”.

Oltre all’ennesimo stupro a scopi militari del territorio siciliano, quindi, gravissimi sono i rischi per la salute della popolazione e per l’ambiente, come si legge anche nell’ultimo studio condotto dal Politecnico di Torino che parla di “effetti acuti, legati a esposizioni brevi, a campi di elevata intensità; e di effetti dovuti a esposizioni prolungate a campi di intensità inferiore.(…) Ciò può provocare danni gravi e permanenti alle persone accidentalmente esposte a distanze inferiori ai 20 Km., e ciò significa che l’eventualità di una esposizione diretta al fascio riguarda l’intera popolazione di Niscemi e va considerata come il peggiore incidente possibile”, a cui bisogna anche aggiungere il fatto che gli abitanti di Niscemi sono già da molti anni investiti dalle emissioni prodotte da una base di telecomunicazioni per le operazioni dei sottomarini nucleari, emissioni su cui gli studiosi del Politecnico chiedono un’analisi più approfondita al fine di pianificarne una rapida riduzione.

La protesta del movimento no MUOS nasce e si sviluppa a partire dal febbraio del 2009 per essere continua ed organizzata, con la volontà di coinvolgere tutt@ coloro che vogliano opporsi a questo tipo di installazioni e, più in generale, chiunque lotti contro le basi militari e le guerre. Ad oggi, nel sito è stato realizzato il gigantesco basamento di cemento per l’installazione delle antenne (ad opera, peraltro, di una ditta, la Calcestruzzi Piazza, associata al boss mafioso niscemese Giancarlo Giugno, azienda che ha già guadagnato una buona parte dei 2,7 milioni di euro spesi per la realizzazione dei lavori preliminari alla realizzazione dell’opera) e continuano sia le proteste dal basso per il blocco dei lavori che proteste più istituzionali, come quella del sindaco di Niscemi, a cui il Consiglio di Giustizia Amministrativo ha respinto il ricorso, inducendolo a dichiarare di voler ricorrere alla Corte di giustizia europea nel caso in cui venisse bocciato anche il suo ricorso presso il TAR.

Il MUOS è un’opera fortemente voluta dal governo statunitense, su cui erano stati presi precisi accordi con l’allora ministro della difesa italiano Ignazio La Russa; leggiamo infatti da cablogrammi di Wikileaks che gli statunitensi affermavano che “l’Italia è il nostro più importante alleato in Europa per proiettare la potenza militare nel Mediterraneo, in Nord Africa e in Medio oriente (…) A breve termine, possiamo richiedere l’aiuto di La Russa su una serie di problemi relativi alle basi militari e per l’approvazione della costruzione del nuovo sistema di comunicazione globale satellitare Mobile User Objective System (MUOS) della marina militare USA all’interno del Navy Radio Transmitter Facility di Niscemi, in Sicilia. In passato La Russa ha fatto, su nostra richiesta, utili dichiarazioni pubbliche sulla questione MUOS. Un tuo (si parla del segretario della difesa statunitense Robert Gates, che doveva appunto incontrare La Russa, nda) segnale di apprezzamento per il suo sostegno su questo punto aiuterebbe a focalizzare la sua attenzione sulle arcane questioni tecniche e legali che ruotano attorno alla nostra presenza miliare in Italia. La Russa si è detto disponibile, ma ascoltare da te che il MUOS è una priorità USA lo spronerà a spendere il consistente capitale politico nella sua regione d’origine e assicurare che il progetto vada avanti”, e che sembra quindi far parte di tutta quella serie di accordi stipulati tra Italia e USA in base a cui si svendono i nostri territori a favore di vere e proprie occupazioni militari in cambio magari di qualche facilitazione per i grandi gruppi economici, quelli che governano in realtà l’Italia; come nel caso dell’ENI, che è stata recentemente “esonerata” dall’embargo nei confronti del petrolio iraniano recentemente deciso dagli Usa e supinamente sottoscritto dall’UE , e che potrà quindi tranquillamente continuare a guadagnare indisturbata mentre sembrano delinearsi sempre di più alleanze e scenari bellici in area persiana.

Ci associamo quindi ben volentieri al No MUOS al grido di:”No al MUOS, no alla guerra, via gli americani dalla nostra terra!”

www.nomuosniscemi.itwww.sicilialibertaria.it – antoniomazzeoblog.blogspot.com – http://inchieste.repubblica.it/it/espresso/2011/10/31/news/un_azienda_in_odore_di_cosa_nostra_nel_cantiere_dell_antenna_americana-24201930/

No Radar

Benvenuti e benvenute nella nuova rubrica di Radio No TAV, “La terra trama..”, rubrica che andrà a gettare uno sguardo, incuriosirsi e cercare di conoscere un po’ meglio movimenti e rivolte popolari internazionali a difesa dei territori, dell’ambiente e contro le nocività di ogni genere e fattezza, movimenti a cui esprimiamo la nostra sincera solidarietà e partecipazione!

Su questo sito troverete ogni settimana una breve sintesi dell’argomento affrontato in diretta durante la trasmissione ed alcuni link che sono stati d’ispirazione e fonte d’informazione per la rubrica stessa, che speriamo possano essere utili ed interessanti; saremmo felici di poter ricevere i vostri commenti, proposte, idee, critiche, tutto-quello-che-volete-condividere-con-noi scrivendoci a redazione@radionotav.info oppure entrando in contatto con noi in diretta attraverso il numero di telefono 334 88 25 117 (ricordate che, trasmettendo dalla Valsusa, non utilizziamo i numeri di telefono di Radio Blackout e che quindi questo numero è valido solo durante Radio No TAV, cioè ogni giovedì dalle h 13,00 alle h 14,30).

L’argomento della puntata di giovedì 19 gennaio 2012 è stato quello dei radar anti-migranti che si vorrebbero installare in Sardegna, Puglia, Calabria e Sicilia e dei movimenti (ci siamo soffermati in particolare su quello sardo)che già da un po’ di tempo sono nati per opporsi a questo scellerato progetto e che continuano a mobilitarsi in questo senso.

Si tratta di radar di produzione israeliana, l’azienda che li realizza si chiama Elta System, che fa parte di IAI, la Israel Aerospace Industries, e sono stati acquistati dalla Guardia di finanza grazie alle risorse del “Fondo europeo per le frontiere esterne”, programma quadro 2007-08 contro i flussi migratori, cioè un piano internazionale per l’avvistamento ed il respingimento dei migranti che si possano presentare in prossimità delle nostre coste anche su piccolissime imbarcazioni. Tutto l’affare frutterà varie decine di milioni di euro alla Elta System e alla sua rappresentante italiana, l’Almaviva, che vede anche la RAI e Assicurazioni Generali tra i propri azionisti.

Questi radar sono, come c’era da aspettarsi, molto dannosi e pericolosi per la salute dell’uomo, delle piante e degli animali che si troveranno nell’amplissimo spettro di onde elettromagnetiche emesso dalle antenne che, una volta ultimate, saranno alte 36 metri ed erette su enormi piattaforme di calcestruzzo e fornite di cabine che serviranno a contenere gli apparati di trasmissione.

Un radar era stato già completamente montato, in Sicilia, a Siracusa, in una bellissima area che si chiama Plemmirio: si tratta di un’area marina protetta dove ben presto erano scoppiate le proteste degli abitanti ma, in questo caso “grazie” all’interesse dell’ex ministra dell’ambiente Prestigiacomo, il radar è stato spostato in un altro posto, precisamente nella zona di Palombara (territorio del Comune di Melilli, a qualche chilometro del centro abitato di Priolo), sito che evidentemente ha “meno santi in paradiso”. Comunque, apprendiamo con gioia che anche lì adesso è iniziata la protesta degli abitanti..

La regione più colpita, comunque, è senza dubbio la Sardegna: le località individuate per insediare i radar sono l’isola di Sant’Antioco, Capo Pecora a Fluminimaggiore, Punta Foghe a Tresnuraghes, Capo Falcone a Stintino, Punta Scomunica all’Asinara e Capo Argentiera nel comune di Sassari. Da tempo ormai ed in vario modo, con cortei, sit-in, presidi permanenti, interrogazioni parlamentari, petizioni popolari, esposti e ricorsi al Tar, il movimento No Radar si oppone all’installazione di questi mostri a microonde, essendo riusciti con la loro mobilitazione a far sì che non un’antenna fosse eretta sul loro territorio, peraltro rimarcando sempre con lo slogan “No Radar, né qui né altrove” l’assolutà contrarietà alla realizzazione dell’opera in sé, a prescindere dal luogo dove essa fosse imposta dallo Stato, portando avanti l’opposizione al sistema di pensiero che addita il migrante come clandestino, etichettato quindi come criminale da rinchiudere eventualmente nei lager dei CIE.

Attualmente, la guardia di finanza sta cercando in tutti i modi di smarcare i pronunciamenti del TAR (i giudici avevano ordinato la sospensione dei lavori di realizzazione degli impianti di sorveglianza previsti dalla Gdf nella costa occidentale dell’isola, a salvaguardia dei diritti fondamentali alla salute e alla salubrità dell’ambiente, si legge nel testo prodotto “Per motivi sopravvenuti, anche connessi alle manifestazioni di protesta delle popolazioni”) ed i risultati ottenuti dalla protesta popolare con i blocchi dei cantieri e sta pensando di dirottare i radar nei siti militari di Capo Sant’Elia a Cagliari, Capo Sandalo a Carloforte, Capo San Marco a Oristano e Capo Caccia ad Alghero, oppure di riuscire a far classificare gli impianti come opere militari e/o d’interesse strategico, modalità questa ben conosciuta qui in Valsusa (..) che mira, tra le altre cose, a criminalizzare l’opposizione ad opere e lavori imposti in maniera autoritaria e respinti giustamente dagli abitanti dei siti ma non solo. Stay tuned for more rock & roll!

Intanto, sempre rimanendo in Sardegna, c’è da notare come quella dell’Elta System non sia la sola presenza israeliana ad aleggiare sul territorio dell’isola, dal momento che già da alcuni anni si susseguono le esercitazioni militari di F16 israeliani (esercitazioni che servono chiaramente per “bombardare meglio” poi i palestinesi rinchiusi dagli israeliani stessi nella Striscia di Gaza) a Decimomannu (vedi Operazione Vega), e poi anche a Quirra e a Capofrasca, nella Sardegna meridionale, dove all’ordine del giorno sono bombardamenti al suolo di vario genere e l’uso di cannoni o mitragliatrici di bordo, ovviamente tutto a danno dell’ambiente e della salute degli esseri viventi (cominciano anche ad emergere storie di malattie oncologiche, ematiche o linfatiche).

Il governo italiano viene ampiamente ripagato dagli israeliani del proprio asservimento in ambito militare, e puo’ permettersi di esercitare i propri cacciabombardieri nel deserto del Negev (Palestina occupata) e di vedersi acquistare da Israele 25-30 aerei da addestramento M-346 dell’Alenia Aermacchi (gruppo formato da internazionali e Finmeccanica), nonostante uno di essi a novembre sia precipitato in mare di ritorno da una “fiera delle armi” organizzata negli Emirati Arabi Uniti. Evviva la selezione naturale!

– http://noradarcaposperone.blogspot.com/, in particolare “Sa-tirìa”, foglio di lotta anti radar e antimilitarista – http://antoniomazzeoblog.blogspot.com/ – GIOCHI DI GUERRA AEREA TRA ITALIA E ISRAELE http://nena-news.globalist.it/?p=15650 – PILOTI ISRAELE SI ADDESTRERANNO SU JET ITALIANI http://nena-news.globalist.it/?p=16460

Prossimamente i podcast dalla Maddalena

Prossimamente saremo in grado di mettere online le dirette radiofoniche registrate dalla stazione mobile alla Maddalena durante la notte del 26 e la mattina del 27 giugno, quando le forze dell’ordine hanno sgomberato con i gas e le botte la Libera Repubblica della Maddalena.

Il pc da cui trasmettevamo è passato quasi indenne dalla devastazione subita dalle attrezzature, tende, camper e quant’altro ma ha comunque bisogno di revisione, visto che è passato tra le mani delle forze dell’ordine…

Radio Notav riprende le trasmissioni

La roulotte che ospitava il media center alla Maddalena di Chiomonte, da cui partivano le trasmissioni di Radio Notav, Radio Maddalena Libera ed anche molte delle trasmissioni del palinsesto di Radio Blackout a Torino è stata aggredita, come ben saprete, dai lacrimogeni della polizia. Nella giornata di ieri si è potuto recuperare quasi tutto il materiale. Anche se rimane qualche dubbio sul fatto che la polizia possa aver messo le mani sul pc della regia.

Tra oggi e domattina si cercherà di approntare il nuovo studio mobile per poter trasmettere nel consueto spazio su Radio Blackout, dalle 13 alle 14,15 del giovedì.

Vi aspettiamo numerosi…

Trasmissione di Radio NOTAV da Chiomonte

Radio NOTAV in diretta dal presidio della Maddalena: stretti uno all’altro nella roulotte di fianco alla cucina da campo allestita alla Maddalena i redattori hanno trasmesso in wireless fino al server della radio e Torino che poi ha lanciato il segnale sia sull’etere torinese che al resto del mondo dal sito di Radio Blackout.

Nelle prossime mattine i redattori saranno presenti al presidio e tenteranno di fare la copertura radiofonica all’alba del martedì e del mercoledì, che potrebbero essere momenti molto “caldi”…