Intorno all’ex autoporto di San Didero, presidiato 24 ore su 24 per impedire i nuovi lavori legati al TAV, vi sono ben 7 ha di terreni, boscati o rinselvatichiti.
Di questi una parte ancora conserva il suo valore ecologico e di servizio alla comunità locale, altra parte, deturpata dalle speculazioni industriali succedutesi negli anni, sta lentamente recuperando un suo equilibrio.
Vi sono gli argini di Dora (demaniali) e altre particelle private, dove molte famiglie raccolgono legna da riscaldamento, viene praticato il pascolo transumante, vi sono sentieri e una pista da mini motocross, il canale idroelettrico “NIE”, degli animali selvatici, un po’ di rifiuti e il presidio no tav, il quale anch’esso usa la legna per cucinare e scaldarsi.
Date le procedure abbastanza complicate, negli ultimi decenni il taglio del bosco nelle parti demaniali non è stato più praticato, ugualmente nel terreno di Telt, proprietaria attuale dei terreni, non è stato più fatto fieno, e i prati sono diventati boschetti di gaggìa.
Mentre i grandi gruppi industriali come Telt non faticano certo a prendere in concessione i terreni demaniali, a farsi finanziare dal denaro pubblico o ad espropriare i terreni altrui, chi vuole recuperare legna per il riscaldamento proprio non è per niente facilitato. Procedure lunghe e complicate, leggi forestali pensate sempre più per le aziende agricole forestali che non hanno interesse a piccole parcelle, destinazione dei boschi a fustaia con piante troppo grandi per una gestione familiare.
Oggigiorno non sono poche le difficoltà finanziarie di molti. Per scelta o per necessità tante persone utilizzano questa risorsa locale, economica, alla portata di tutti e poco inquinante, risorsa che oltretutto non genera guerre per il gas e il petrolio. Mentre l’accesso alla terra e al fuocatico dovrebbe essere un diritto inalienabile per tutti noi, la speculazione e la cementificazione di queste aree, comprese quelle demaniali e di esondo della Dora, sottrarrà irrevocabilmente queste terre alla loro funzione ecologica e sociale. Invece solo l’utilizzo accorto di questi terreni può migliorarne lo stato che la destinazione industriale ha pregiudicato nei decenni.
Una buona pratica di taglio e lo studio delle differenti aree permette di migliorar lo stato delle terre. Ci sono zone dove l’unica pratica possibile è favorire la ricrescita del manto boschivo, in altre si può procedere selettivamente combinando il taglio di legna da ardere con il miglioramento ecologico dei fondi. Di certo quello che non abbiamo bisogno è altro cemento e asfalto o imponenti opere di scavo.