Mesi, anzi anni, ad aspettare che dalla nauseabonda cantilena di sviluppo e lavoro, in salsa di distruzione e spreco, di chi vuole la “grande opera”, si passasse ai fatti, ai tanto attesi cantieri del TAV in valSusa.
Hanno puppato alle pubbliche casse schiere di progettisti (ma contro i burocrati di regime non c’è movimento No TAV che tenga), adesso vogliono puppare i cementatori, gli ultimi boschi da spianare con una colata di cemento e asfalto, le ultime falde acquifere da prosciugare con la prima galleria di 7 km, per i fiumi Dora e Clarea c’è già la centrale idroelettrica di Pont Ventoux a drenarne e controllarne le acque; adesso è ora di dare la mazzata finale a quella culla climatica e naturalistica che ha visto nascere la civiltà umana: l’autostrada è riuscita a distruggere solo parzialmente i resti rari, quanto preziosi, di un insediamento neolitico tra i maggiori mai ritrovati.
Progetti su progetti, internazionali, nazionali, varianti, controvarianti per poi riproporre le stesse assurdità trasportistiche: non c’è niente da trasportare e si sprecano miliardi di euro a fare Nuove Linee di trasporto quando quelle, tanto attuali, quanto moderne, sono inutilizzate!
Continuano le “altre storie” di un redattore di Radio No TAV, dopo questa prima notte di resistenza, tra lunedì 23 e martedì 24 maggio 2011 in località Maddalena, al confine tra i comuni di Giaglione e Chiomonte, lungo il vecchio confine tra savoia e delfinato e sul nuovo confine tra chi difende la propria terra e chi la vuole distruggere; tornano le Barricate del Clarea!
Quelle storiche ancora esistono, anche dopo il trattato di Utrecht del 1713, ancora resistono dalla seconda metà del XIV o l’inizio del XV secolo in cui sono state edificate, quelle nuove del 2011 a.C., poste qualche decina di metri più in basso, dovranno invece durare il tempo necessario a vincere la prossima battaglia No TAV: pietra massiccia, tronchi robusti, un ironico cartello che vieta l’accesso ai non addetti ai lavori posto davanti.
Questo sul fronte est, sul fronte occidentale incastri metallici di materiale che aveva da parecchio tempo perso la sua utilità “industriale”, griglie, guardrail abbandonati, vecchie traversine e travi di legno; c’è stata una rivoluzione tecnica e sociale due secoli fa, anche sulle Alpi, e la vicina centrale idroelettrica ex-AEM è sempre li a testimoniarlo con le sue condotte color ruggine e le sue turbine, ogni tanto di rado si sente un treno merci passare sull’altro versante.
Barricate a proteggere ettari di vigne e castagneti, di cantine, agriturismi e parchi archeologici, di discariche e massicciate portate dall’autostrada che corre su un viadotto tra due gallerie, il vero fronte sta li: le barriere antirumore ai lati delle due carreggiate autostradali separano i No TAV dagli operai di italcoge e martina, che vorrebbero aprire un varco nel guardrail, la dove finisce la galleria e subito inizia il viadotto.
In fondo la compensazione promessa ai chiomontini e al loro sindaco Pinard è uno svincolo autostradale e quale miglior inizio quindi per partire con i lavori; in realtà il vero obiettivo si tav è di recintare un area di cantiere qualsiasi sotto i piloni del viadotto, tra quelle dichiarate negli ultimi progetti di LTF, bisogna dimostrare all’europa che i lavori procedono, “piantare la bandierina”, stanotte però non si passa, quà la barricata è umana, ostile quanto basta, la partecipazione popolare è notevole e la posizione è vantaggiosa, molto.
Dalla “cresta” della montagna il panorama è insurreale, mezza luna calante illumina da sud la bianca sabbia dell’alveo del Clarea in mezzo ai boschi, tra il presidio li vicino ed il museo archeologico della Maddalena torce elettriche indicano il brulicare di chi controlla i sentieri, ci si saluta a lampeggiamenti, fasci laser segnano le situazioni interessanti, movimenti sospetti dei pochi mezzi d’opera, disposti sul viadotto di un’autostrada deserta e incredibilmente silenziosa.
All’alba il paesaggio si fa ancora più suggestivo con le cime ancora leggermente innevate e nemmeno il passaggio dei primi TIR sull’autostrada riesce a rovinare questa mattina.
La montagna è un potente alleato e voglio rivelarvi un “segreto”, esiste un millenario patto di mutuo aiuto tra la montagna e gli esseri umani che sanno vivere in armonia con essa sulle sue pendici, un patto sancito da contadini e da tutti coloro che amano la propria terra e che da questa traggono sostegno per una vita degna e piena di soddisfazioni, un patto utilizzato da banditi e ribelli di ogni epoca a cui la montagna ha saputo dare rifugio ed infine un patto rinsaldato dai partigiani pochi decenni fa; oggi la montagna sta morendo soffocata da cemento, asfalto, gallerie e seggiovie e a tutti quelli che sono in grado di sentire la sua richiesta chiede conto di rispettare gli accordi intrapresi dalle generazioni passate a cui dobbiamo la nostra esistenza. La sua generosità e accoglienza non mancheranno e quanto alla Maddalena non è stato ancora devastato è li a testimoniarlo, merita di certo una visita.
Venghino, signori, venghino. Che lo spettacolo deve ancore cominciare.
Stefano