Una notte qualsiasi al Colle della Scala…
Abbiamo ricevuto notizia di un inseguimento sul confine italo-francese. La notte di venerdì 18 agosto la polizia di frontiera nel tentativo di impedire il passaggio a due migranti ne ha provocato la fuga e la caduta da una falesia, con un volo di quaranta metri. Gli agenti scesi di corsa dall’auto d’ordinanza hanno inseguito i ragazzi nel buio. Entrambi sono finiti in ospedale, uno a Briançon e l’altro, in gravi condizioni, a Grénoble.
Frontiere, controlli, collegamenti
Sono parecchi mesi che la Francia vigila i confini, anche quelli minori e i sentieri. Decine di “sans-papiers” passano il Monginevro e il Colle della Scala cercando di raggiungere la Francia, Calais o altri paesi del nord Europa ma vengono rimpatriati o respinti verso l’Italia. Da qualche settimana anche l’Italia ha piazzato i militari lungo il confine di Stato. Questo è lo specchio del tav: sì ai treni di lusso che collegano i centri economici, sì a nuovi rapidi trasporti transfrontalieri per le merci, ma polizia, filo spinato, carceri e rimpatri a chi non ha un pezzo di carta in mano.
Chez Marcel: la casa di accoglienza per migranti a Briançon
Intanto a Briançon da tempo è stata occupata una casa per l’accoglienza e l’accompagnamento dei migranti che quotidianamente seguono la via dell’esilio sulle nostre montagne. La casa si trova al 20 di via Puy St-Pierre: ha bisogno di sostegno e di una mano per completare i lavori di riabilitazione.
La situazione a Bardonecchia
La frontiera è ormai sigillata come già a Ventimiglia. Il commissariato di polizia locale invoca ulteriori rinforzi, mentre il tunnel del Frejus è presidiato dagli Alpini mitra in mano. I treni regionali da Torino sono battuti in cerca dei migranti che non cercano di passare da Como-Chiasso, dal Brennero o da Ventimiglia. Progressivamente tra deliri securitari e campagne elettorali, la situazione è destinata a peggiorare. Fosse anche solo per un briciolo di umanità, se ancora qualcuno ce ne ha, è il caso di occuparsi del ritorno del filo spinato sulle nostre montagne, di cui non ci libereremo in fretta.
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