Oggi è andata in onda la prima puntata di Radio No TAV per il 2013.
Tanti auguri No TAV a tutt*, perchè su quelle barricate c’eravamo e ci saremo tutt*.
La puntata odierna di “La terra trama” si è occupata di Ken Saro Wiwa, prendendo spunto da questo articolo della Rete Antinocività Bresciana http://www.antinocivitabs.org/uomini-esemplari/la-vera-prigione-ken-saro-wiwa-e-la-difesa-del-territorio/
La vera prigione: Ken Saro-Wiwa e la difesa del territorio
Gli eroi più grandi sono quelli che nessuno conosce. Quelli che non vengono ricordati dai media o dai post su Facebook.
Gli eroi più grandi sono quelli che si sacrificano per il bene comune, che sacrificano il loro tempo, le loro risorse, le loro energie. La loro vita.
*Ken Saro-Wiwa* era un poeta. Uno scrittore. Un produttore televisivo. Era nato a Bori, in Nigeria, nel 1941. Aveva una vita tranquilla, soddisfacente. Realizzata. Era celebre nel suo paese, aveva fatto lavori importanti nella pubblica amministrazione (autorità portuale e pubblica istruzione). Che altro voleva di più?
*Ken Saro-Wiwa* voleva che le popolazioni del Delta del Niger (in particolare l’etnia Ogoni, che rappresenta la maggioranza in quel territorio) potessero far prosperare le loro colture di sussistenza, che potessero far sopravvivere il loro delicato ecosistema. Voleva che le perdite di petrolio delle multinazionali non distruggessero la sua terra, la terra dove era nato, che amava. Non voleva l’ambiente distrutto per miseri soldi.
Nel 1990, appena uscito dal carcere per una detenzione di alcuni mesi per cui non è stato celebrato nessun processo, guida il /Moviment for the Survival of the Ogoni People/ (/*MOSOP*/) ad una manifestazione con oltre 300.000 persone.
Nel Maggio del 1994 viene arrestato una seconda e una terza volta, con l’accusa, insieme ad altri 8 attivisti del /*MOSOP*/. Non passa anni in carcere come il Nelson Mandela dell’apartheid. Non scrive “Le mie prigioni” come Silvio Pellico. *Ken Saro-Wiwa* viene impiccato, il 10 Novembre 1995. Non negli anni ’50, 17 anni fa. Non da una dittatura fascista, militarista e violenta, ma da un governo “democratico” appoggiato dagli Stati Uniti, quelli della Libertà Infinita. Insieme a lui vengono impiccati gli altri 8 attivisti.
Sul patibolo, prima di morire, dice:
“Il Signore accolga la mia anima, ma la lotta continua”
L’anno dopo, nel 1996, l’avvocato del /Center for Constitutional Rights/ di New York, Jenny Green, avvia una causa contro la multinazionale del petrolio Shell, per dimostrare un loro coinvolgimento nell’esecuzione dello scrittore nigeriano. Il processo comincia nel Maggio 2009. La Shell patteggia immediatamente, accettando di pagare un risarcimento da 15 milioni e mezzo di dollari. Per aiutare il processo di riconciliazione, dicono, mica perché sono colpevoli.
*Ken Saro-Wiwa* è un simbolo, oltre che un eroe e un grande artista.
Il simbolo della lotta delle popolazioni contro lo strapotere delle multinazionali. Il simbolo della difesa dell’ambiente, della salute, della sopravvivenza di molti contro il guadagno economico e lo sfruttamento di pochi.
*Ken Saro-Wiwa*, la sua vita e soprattutto la sua morte ci possono insegnare molto. Ci possono insegnare a capire qual’è la vera prigione. Può insegnarci a liberarci.
Non i mass-media. Per loro quelli del Delta del Niger si chiamano pirati. Non partigiani.
Se difendiamo l’ambiente in cui viviamo con le nostre energie e la nostra rabbia contro gli interessi particolari… Siamo tutti Saro-Wiwa. Come la Rete Antinocività Bresciana http://www.antinocivitabs.org.
“La vera prigione” Ken Saro-Wiwa
Non è il tetto che perde
Non sono nemmeno le zanzare che ronzano
Nella umida, misera cella.
Non è il rumore metallico della chiave
Mentre il secondino ti chiude dentro.
Non sono le meschine razioni
Insufficienti per uomo o bestia
Neanche il nulla del giorno
Che sprofonda nel vuoto della notte
Non è
Non è
Non è.
Sono le bugie che ti hanno martellato
Le orecchie per un’intera generazione
È il poliziotto che corre all’impazzata in un raptus omicida
Mentre esegue a sangue freddo ordini sanguinari
In cambio di un misero pasto al giorno.
Il magistrato che scrive sul suo libro
La punizione, lei lo sa, è ingiusta
La decrepitezza morale
L’inettitudine mentale
Che concede alla dittatura una falsa legittimazione
La vigliaccheria travestita da obbedienza
In agguato nelle nostre anime denigrate
È la paura di calzoni inumiditi
Non osiamo eliminare la nostra urina
È questo
È questo
È questo
Amico mio, è questo che trasforma il nostro mondo libero
In una cupa prigione.
/A sangue freddo/ /Il teatro degli orrori/ http://youtu.be/sIn3Z54fi5Q