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“La farfalla è solo una mano di vernice”. Colazione al Consorzio

Stamattina colazione al Consorzio Forestale Alta Valle Susa, Oulx.
Davanti a un caffè, abbiamo parlato con gli operai che si recavano al lavoro in Clarea, e con il direttore. Il loro lavoro è indispensabile all’ampliamento del cantiere di Chiomonte.

Fuori dallo stabile diversi lavoratori hanno espresso perplessità sui lavori che sono stati richiesti, ma hanno anche spiegato la situazione precaria in cui si sentono: sia i dipendenti fissi che gli stagionali (la maggior parte) sanno che “lì c’è la porta”. “Ci tengono per lo più stagionali, non sai mai se verrai richiamato”. “Dipendiamo dai comuni, dai sindaci che cambiano… dobbiamo stare al gioco”. “Faremmo a meno di andare (in Clarea), ma se ci dicono vai lì, ci dobbiamo andare”.

Abbiamo riferito questa cosa al direttore dei lavori, che ha smentito “Se qualcuno non vuole venire, può rifiutarsi. Spero proprio che nessuno si senta obbligato”. Accogliamo questa come una buona notizia, ma sarà poi vero? Che libertà ha un dipendente di rifiutarsi di lavorare di fronte al datore di lavoro senza subire conseguenze?

Ci hanno promesso che ne parleranno tra loro. Oggi si conclude la prima, piccola, tranche di lavori, la pulizia dell’area di riproduzione della farfalla. Lavori svolti con la polizia sul collo. Più che a proteggere lo svolgimento dei lavori, sembra che vigili su dei lavoratori forzati. “Spuntano puffi da tutte le parti, sembra di andare a funghi”.

Solo una mano di vernice

Sia i dipendenti, sia il direttore sembrano abbiano molto chiare le funzioni del loro lavoro. “E’ solo una mano di vernice” “il Consorzio non è come un qualsiasi privato, la nostra presenza serve solo a dare una qualifica all’intervento” che, diplomaticamente, “rischia di essere un gran c***ta”.

“Potevamo andare anche gratis, non è per i soldi” (la cifra è modesta rispetto le commesse annuali che il consorzio riceve da enti e comuni) “ma serviva per dire che c’è l’appoggio dei comuni”. Insomma, più che un lavoro necessario, una manovra pubblicitaria, per dare un’impressione di consenso.

Così funzionano le dinamiche di potere: minaccio, ricatto e blandisco. Prima picchio, incarcero, o tolgo fondi economici. Poi prometto un trattamento diverso a chi cede, sventolo profumo di soldi, possibilità di carriera, un posto fisso. Ci avevano provato già due anni fa con la lusinga dei soldi e gli era andata male: la proposta di Foietta di aiutare i valsusini con i soldi di Telt per ripristinare i danni provocati dagli incendi era stata rimandata al mittente. Allora i comuni capirono che era una elemosina prezzolata utile alla banda del tav per lavarsi la faccia.

Scaricabarile

Facciamo presente che martedì 11, all’incontro con l’amministrazione di Giaglione, il Sindaco Rey ha affermato che i lavori in Clarea non li ha decisi il Comune. Il consorzio e l’università hanno chiesto i terreni e l’amministrazione glieli ha dati, “non poteva dire di no”, e dopo “non ne hanno più saputo niente”. Ma come, e l’incontro con Dotta in comune? E lo stanziamento per la pulizia dei sentieri? Soldi di Telt dati al Consorzio per opere sul territorio del Comune… eppure di quelle tutti si ricordano bene…

Secondo il direttore del consorzio “l’intervento è al 90% su terreni comunali di Giaglione, come potevamo noi operare sulla loro proprietà senza un coinvolgimento? Abbiamo pulito il sentiero, a settembre, e ora faremo le piazzole” (quelle per il trapianto dell’aristolochia).

“L’aristolochia?” Ci disse qualche giorno fa Rey “quella è un’infestante dei castagneti, non te la togli più, invece che impestare tutto con quella pianta ci dessero i fondi per qualcosa di più utile in campo ambientale”.

Secondo l’università la farfalla, molto precoce, svolazza entro metà marzo, per cui il trasferimento dei bruchi (prelevati manualmente uno a uno) dovrebbe avvenire prima. Ma le piazzole non sono state fatte e “probabilmente i lavori slitteranno un pò” Cioè non ci saranno per tempo né le piazzole né le piantine di Aristolochia trapiantate dove trasferirli. Quindi a cosa serve tutto ciò? Le prescrizioni del Cipe non prevedono la salvaguardia della farfalla come precondizione per l’ampliamento del cantiere?

Qualcuno tra i dipendenti del consorzio trae la conclusione, a denti stretti: “non gliene frega niente della farfalla. Gli serviva solo una mano di vernice”.

Il ruolo ancellare dell’università

Peccato che a dare questa vernice siano il Consorzio, i Comuni interessati e le loro amministrazioni (Giaglione, Salbertrand e Chiomonte), oltre l’Università di Torino, Dottoressa Bonelli in testa, con l’ambizione di sperimentare chissà quale nuova procedura di tutela. Chissà se si accorge, mentre va per farfalle, che sta lavorando per Telt, che partecipa all’opera di distruzione dell’ambiente delle sue amate farfalle. Dottoressa guardi le fatture a fine mese, se non sa per chi lavora.

Alla conferenza stampa con Telt e il consorzio, la Dottoressa Bonelli disse, non senza imbarazzo: “non abbiamo mai detto che queste opere non siano dannose all’ambiente, ma noi nello specifico ci occupiamo di farfalle…”. L’altro ieri è stato Marco Rey a glissare: “L’università e il consorzio ci hanno chiesto il terreno, noi cosa dovevamo fare?” E oggi il direttore Dotta ci dice “Noi lavoriamo su indicazione dell’Università. Sono loro che ci credono più di tutti, dovrebbero rendersi conto”

Infine ammette: “in effetti è come se lavoriamo per il Tav, come altre ditte esterne. Ci paga Telt. Ma io sono solo un ingranaggio in una macchina grande e complessa”.

In ogni macchina, ogni ingranaggio è vincolato agli altri, gira dove gli altri girano. Ma è anche vero il contrario. Se in una macchina un ingranaggio si ferma, si fermano anche gli altri. A volte bisogna scegliere.

 

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