il tav e la mobilità militare europea

Le reti di trasporto europee e trans europee sono investite da direttive strategiche EU, a servizio della guerra e dell’opera di costruzione di una futura forza militare comunitaria. Abbiamo sentito Luca, dell’assemblea No Tav Torino e Cintura.

Una analisi approfondita che parla di corridoi, di accordi Nato e Pesco (l’accordo di cooperazione militari tra stati membri), di logistica militare e delle sue esigenze.

compensazioni per il dissesto idrogeologico: a che punto siamo?

Abbiamo sentito Bruna Consolini, sindaca di Bussoleno, per fare il punto sulle “opere di accompagnamento” all’opera tav. Tra queste sono state inserite le opere di manutenzione del territorio, normale prerogativa di Stato e regione, per mettere in difficoltà le amministrazioni No Tav. Rinunciare alle opere necessarie e dovute o accettare le compensazioni, anche se “truccate”?

Durante la trasmissione abbiamo ricevuto diversi commenti critici che non abbiamo fatto in tempo a rivolgere alla sindaca. Li riportiamo per correttezza:

ascoltatore-ascoltarice 1:

A sentire la Sig. Consolini
non c’è alcuna discussione.
Non si parla come opzione di non prendere le compensazioni, ma di come prenderle con un artificio da politicanti dell’ultima ora.

Forse la Giunta dovrebbe dire pubblicamente che tradisce il mandato elettorale di giunta notav ….o forse nel più discreto silenzio dimettersi

ascoltator*2

Se le opere sono necessarie e dovute per la sicurezza del territorio e ce le danno come opere di accompagnamento, di fatto non ci danno nulla in più del dovuto. La sicurezza del territorio è un compito della regione, in questo modo ci gudagna la regione, mica noi!

ascoltatore 3

ma il movimento no tav non aveva tre gambe? una dice “no tav ” e l’altra dice “come tav?”

Solidarietà agli arrestati

Radionotav porta il suo saluto e il suo appoggio agli arrestati no tav, di valle e di torino, che hanno il merito di portare avanti l’opposizione reale all’opera. L’Ue ha inserito il Tav tra le opere militari di carattere strategico: lo scenario ucraino sarà la norma, dove diversi imperialismi si combatteranno continuamente e sempre più vicino a noi. Opporsi e resistere a questi disegni, anche fermando la logistica di guerra di cui il Tav sarà parte, sarà sempre più necessario, pena non avere altra scelta che arruolarsi nell’uno o nell’altro campo

Fabiola in sciopero della fame

Fabiola (paga Monti) è in sciopero della fame da lunedì.

“Io Fabiola, detenuta nel carcere delle Vallette dal 31.12.2020, da oggi 17/5/21 comincio lo sciopero della fame poiché mi vengono negati i colloqui con qualsiasi altra persona che non sia mio padre e mi sono state tolte le videochiamate con il mio compagno per un problema di contratto telefonico e mai ripristinate a problema risolto. Essendomi negati i colloqui nonostante l’approvazione da parte del magistrato di sorveglianza Elena Massucco in data 28.4.21, ho deciso che da questa mattina non mangerò più fino a quando non mi sarà garantito il diritto alla mia affettività.”

Per scriverle:

Fabiola De Costanzo

Casa Circondariale Lorusso e Cutugno

Via Maria Adelaide Aglietta, 35, 10151 Torino TO

Solidarietà dai paesi baschi

L’organizzazione internazionalista e indipenendista Askapena solidarizza con il movimento No Tav e l’opposizione all’autoporto, perché la lotta ecologista e quella anticapitalista sono inseparabili. [comunicato del 25.4; segue traduzione nostra]

Il movimento NO TAV contro il macro-progetto dell’Alta Velocità che punta a collegare Lione e Torino nasce negli anni ’90 nella Val di Susa, nelle Alpi, nel nordest dell’Italia. Da allora è stato un movimento di resistenza molto diversificato e la sua principale forma di lotta è stata quella di occupare e difendere aree strategiche per i cantieri TAV creando aree note come “presidi”. Dopo un periodo di pacificazione negli ultimi anni, è ora in fase di rilancio il progetto “autoporto”, che si vuole realizzare nel comune di San Didero, un’infrastruttura strettamente legata al TAV, che si trova a pochi chilometri di distanza. Il cosiddetto “Autoporto” sarebbe un enorme poligono per il carico delle merci dai camion ai treni e viceversa, uno dei tanti nodi o punti di connessione indispensabili per le reti logistiche che supportano l’attuale economia globalizzata. Da dicembre 2020 esponenti del movimento NO TAV hanno organizzato una zona di resistenza contro l’autoporto di San Didero attraverso l’occupazione del terreno dove verranno eseguiti i lavori, e nelle ultime settimane due attivisti si sono stati incatenati a bidoni di cemento, tecnica che hanno appreso nei Paesi Baschi. Lo sgombero del presidio è iniziato il 12 aprile e più di 3.500 agenti di polizia hanno partecipato all’operazione. Sono stati stanziati 5 milioni di euro per la sicurezza dell’opera, oltre il 10% del progetto totale. Attualmente la polizia militarizza l’intera area, abbattendo alberi e recintando il nuovo cantiere. Oltre alla resistenza nelle terre occupate, grandi mobilitazioni si sono svolte in tutta la valle di Susa, compreso un campeggio di centinaia di persone. Sabato scorso è stata organizzata una manifestazione nazionale, che ha riunito persone da tutta Italia. Dopo la manifestazione ci sono stati dei disordini, e una donna che solidarizzava con i manifestanti, è stata colpita alla testa con una cartuccia di gas lacrimogeni CS. È in gravi condizioni in ospedale e rischia di perdere un occhio. Va chiarito che i proiettili al CS emettono fumi tossici che la Convenzione di Ginevra proibisce come armi chimiche; sono noti per essere stati utilizzati dagli Stati Uniti durante l’invasione del Vietnam. Tuttavia, tutta questa violenza usata dallo Stato non ha sorpreso nessuno. Il capitale ha bisogno della movimentazione geografica costante delle merci, ed è consapevole dei danni che possono causare i blocchi stradali, ferroviari, marittimi e aerei, come dimostrano le conseguenze e il clamore provocato da una singola nave nel Canale di Suez. Compagni e compagne della Valsusa hanno preso coscienza dell’importanza strategica di queste reti logistiche e stanno dimostrando che le lotte ecologiche e anticapitaliste sono inseparabili. Da Euskadi [terre basche] esprimiamo il nostro pieno sostegno e solidarietà ai compagni dei movimenti NO TAV e Presidio Ex-Autoporto San Didero che resistono giorno e notte. No ai treni ad alta velocità! Né qui né altrove!

Askapena

LA RIVENDICAZIONE DEI COMPAGNI/E SUL TETTO

I compagni sul tetto ci mandano questo messaggio:

📢 “CI SIAMO INCATENATI PER CONTINUARE LA BATTAGLIA CONTRO IL NUOVO CANTIERE. NON CE NE ANDREMO FINCHE NON VERRANNO INTERROTTI I LAVORI DI RECINZIONE E DI DISBOSCAMENTO DELL’AREA DEL FUTURO AUTOPORTO. PRETENDIAMO CHE SI SMETTA CON LA MILITARIZZAZIONE DEL TERRITORIO E CHE LO SI RESTUTUISCA AI SUOI ABITANTI” 📢

Siamo la natura che si ribella!

Basta cemento, basta militarizzazione.

No autoporto, NOTAV!

🔴 I COMPAGNI SUL TETTO SONO INCATENATI E LA POLIZIA IMPEDISCE I RIFORNIMENTI DI CIBO E ACQUA! 🔴

Dopo 7 giorni di resistenza sul tetto i compagni e le compagne sono rimaste senza cibo e acqua. Dopo che due compagne sono riuscite ad eludere le guardie e filo spinato, per dare un cambio e portare viveri, la polizia ha ormai circondato con torri faro l’ex autoporto e abbattuto gli alberi che potevano essere un rifugio sicuro per eventuali sortite notturne. Ora la situazione è critica.In segno di protesta, all’impossibilità di ricevere rifornimenti, due compagni si sono incatenati ad una struttura di ferro sul tetto da cui non è prevista la possibilità di liberarsi autonomamente.

Non lasciamoli soli!

Teniamo alta l’attenzione, APPUNTAMENTO alle 18 al piazzale dell’ACCIAIERIA di San Didero!

5 Ml di buchi: resistenti entrano nel nuovo cantiere

Comunicato dal presidio ex autoporto:

QUESTA NOTTE ALTRE DUE COMPAGNE HANNO RAGGIUNTO I RESISTENTI DEL PRESIDIO. 5 milioni di euro pubblici spesi per il fortino di San Didero evidentemente non bastano allo Stato per impedire ai notav di raggiungere i presidianti nella casina sul tetto! In questi giorni abbiamo assistito alla mobilitazione di 2000 forze dell’ordine e digos, al posizionamento di centinaia di jersey, di una decina di torri faro e di kilometri di filo spinato, alla chiusura dei passaggi per animali sotto l’autostrada con doppie reti elettrosaldate e ancora filo spinato, per una spesa totale che sarà di 5 milioni di euro. Lo Stato ha così trasformato la piana di San Didero, un luogo che negli ultimi mesi aveva ripreso a vivere, dopo anni di abbandono, come spazio collettivo e luogo di confronto, in un fortino militare che rimanda a scenari di guerra. Ciononostante, abbiamo deciso di non arrenderci alla loro prova di forza e di continuare a popolare il presidio assicurando così una presenza forte e costante sul tetto. Da diversi giorni, infatti, alcuni ed alcune notav, nonostante l’incredibile dispiegamento di forze dell’ordine, è riuscita a intrufolarsi sotto il loro naso e dare il cambio ai resistenti nella casina. Si scende e si sale, arrivano provviste, farmaci e acqua, forze nuove per tenere la posizione sul tetto dell’ex-autoporto. Truppe di occupazione violente, incapaci e ridicole. Non potete fermare il vento, gli fate solo perdere tempo! SIAMO LA NATURA CHE SI DIFENDE! Appuntamenti: oggi alle 13 inizio del campeggio e alle 18 assemblea aperta, nei prati dietro il cimitero di San Didero.

Da oggi tre giorni di accampamento di lotta: