L’organizzazione internazionalista e indipenendista Askapena solidarizza con il movimento No Tav e l’opposizione all’autoporto, perché la lotta ecologista e quella anticapitalista sono inseparabili. [comunicato del 25.4; segue traduzione nostra]
Il movimento NO TAV contro il macro-progetto dell’Alta Velocità che punta a collegare Lione e Torino nasce negli anni ’90 nella Val di Susa, nelle Alpi, nel nordest dell’Italia. Da allora è stato un movimento di resistenza molto diversificato e la sua principale forma di lotta è stata quella di occupare e difendere aree strategiche per i cantieri TAV creando aree note come “presidi”. Dopo un periodo di pacificazione negli ultimi anni, è ora in fase di rilancio il progetto “autoporto”, che si vuole realizzare nel comune di San Didero, un’infrastruttura strettamente legata al TAV, che si trova a pochi chilometri di distanza. Il cosiddetto “Autoporto” sarebbe un enorme poligono per il carico delle merci dai camion ai treni e viceversa, uno dei tanti nodi o punti di connessione indispensabili per le reti logistiche che supportano l’attuale economia globalizzata. Da dicembre 2020 esponenti del movimento NO TAV hanno organizzato una zona di resistenza contro l’autoporto di San Didero attraverso l’occupazione del terreno dove verranno eseguiti i lavori, e nelle ultime settimane due attivisti si sono stati incatenati a bidoni di cemento, tecnica che hanno appreso nei Paesi Baschi. Lo sgombero del presidio è iniziato il 12 aprile e più di 3.500 agenti di polizia hanno partecipato all’operazione. Sono stati stanziati 5 milioni di euro per la sicurezza dell’opera, oltre il 10% del progetto totale. Attualmente la polizia militarizza l’intera area, abbattendo alberi e recintando il nuovo cantiere. Oltre alla resistenza nelle terre occupate, grandi mobilitazioni si sono svolte in tutta la valle di Susa, compreso un campeggio di centinaia di persone. Sabato scorso è stata organizzata una manifestazione nazionale, che ha riunito persone da tutta Italia. Dopo la manifestazione ci sono stati dei disordini, e una donna che solidarizzava con i manifestanti, è stata colpita alla testa con una cartuccia di gas lacrimogeni CS. È in gravi condizioni in ospedale e rischia di perdere un occhio. Va chiarito che i proiettili al CS emettono fumi tossici che la Convenzione di Ginevra proibisce come armi chimiche; sono noti per essere stati utilizzati dagli Stati Uniti durante l’invasione del Vietnam. Tuttavia, tutta questa violenza usata dallo Stato non ha sorpreso nessuno. Il capitale ha bisogno della movimentazione geografica costante delle merci, ed è consapevole dei danni che possono causare i blocchi stradali, ferroviari, marittimi e aerei, come dimostrano le conseguenze e il clamore provocato da una singola nave nel Canale di Suez. Compagni e compagne della Valsusa hanno preso coscienza dell’importanza strategica di queste reti logistiche e stanno dimostrando che le lotte ecologiche e anticapitaliste sono inseparabili. Da Euskadi [terre basche] esprimiamo il nostro pieno sostegno e solidarietà ai compagni dei movimenti NO TAV e Presidio Ex-Autoporto San Didero che resistono giorno e notte. No ai treni ad alta velocità! Né qui né altrove!
Askapena