No Radar

Benvenuti e benvenute nella nuova rubrica di Radio No TAV, “La terra trama..”, rubrica che andrà a gettare uno sguardo, incuriosirsi e cercare di conoscere un po’ meglio movimenti e rivolte popolari internazionali a difesa dei territori, dell’ambiente e contro le nocività di ogni genere e fattezza, movimenti a cui esprimiamo la nostra sincera solidarietà e partecipazione!

Su questo sito troverete ogni settimana una breve sintesi dell’argomento affrontato in diretta durante la trasmissione ed alcuni link che sono stati d’ispirazione e fonte d’informazione per la rubrica stessa, che speriamo possano essere utili ed interessanti; saremmo felici di poter ricevere i vostri commenti, proposte, idee, critiche, tutto-quello-che-volete-condividere-con-noi scrivendoci a redazione@radionotav.info oppure entrando in contatto con noi in diretta attraverso il numero di telefono 334 88 25 117 (ricordate che, trasmettendo dalla Valsusa, non utilizziamo i numeri di telefono di Radio Blackout e che quindi questo numero è valido solo durante Radio No TAV, cioè ogni giovedì dalle h 13,00 alle h 14,30).

L’argomento della puntata di giovedì 19 gennaio 2012 è stato quello dei radar anti-migranti che si vorrebbero installare in Sardegna, Puglia, Calabria e Sicilia e dei movimenti (ci siamo soffermati in particolare su quello sardo)che già da un po’ di tempo sono nati per opporsi a questo scellerato progetto e che continuano a mobilitarsi in questo senso.

Si tratta di radar di produzione israeliana, l’azienda che li realizza si chiama Elta System, che fa parte di IAI, la Israel Aerospace Industries, e sono stati acquistati dalla Guardia di finanza grazie alle risorse del “Fondo europeo per le frontiere esterne”, programma quadro 2007-08 contro i flussi migratori, cioè un piano internazionale per l’avvistamento ed il respingimento dei migranti che si possano presentare in prossimità delle nostre coste anche su piccolissime imbarcazioni. Tutto l’affare frutterà varie decine di milioni di euro alla Elta System e alla sua rappresentante italiana, l’Almaviva, che vede anche la RAI e Assicurazioni Generali tra i propri azionisti.

Questi radar sono, come c’era da aspettarsi, molto dannosi e pericolosi per la salute dell’uomo, delle piante e degli animali che si troveranno nell’amplissimo spettro di onde elettromagnetiche emesso dalle antenne che, una volta ultimate, saranno alte 36 metri ed erette su enormi piattaforme di calcestruzzo e fornite di cabine che serviranno a contenere gli apparati di trasmissione.

Un radar era stato già completamente montato, in Sicilia, a Siracusa, in una bellissima area che si chiama Plemmirio: si tratta di un’area marina protetta dove ben presto erano scoppiate le proteste degli abitanti ma, in questo caso “grazie” all’interesse dell’ex ministra dell’ambiente Prestigiacomo, il radar è stato spostato in un altro posto, precisamente nella zona di Palombara (territorio del Comune di Melilli, a qualche chilometro del centro abitato di Priolo), sito che evidentemente ha “meno santi in paradiso”. Comunque, apprendiamo con gioia che anche lì adesso è iniziata la protesta degli abitanti..

La regione più colpita, comunque, è senza dubbio la Sardegna: le località individuate per insediare i radar sono l’isola di Sant’Antioco, Capo Pecora a Fluminimaggiore, Punta Foghe a Tresnuraghes, Capo Falcone a Stintino, Punta Scomunica all’Asinara e Capo Argentiera nel comune di Sassari. Da tempo ormai ed in vario modo, con cortei, sit-in, presidi permanenti, interrogazioni parlamentari, petizioni popolari, esposti e ricorsi al Tar, il movimento No Radar si oppone all’installazione di questi mostri a microonde, essendo riusciti con la loro mobilitazione a far sì che non un’antenna fosse eretta sul loro territorio, peraltro rimarcando sempre con lo slogan “No Radar, né qui né altrove” l’assolutà contrarietà alla realizzazione dell’opera in sé, a prescindere dal luogo dove essa fosse imposta dallo Stato, portando avanti l’opposizione al sistema di pensiero che addita il migrante come clandestino, etichettato quindi come criminale da rinchiudere eventualmente nei lager dei CIE.

Attualmente, la guardia di finanza sta cercando in tutti i modi di smarcare i pronunciamenti del TAR (i giudici avevano ordinato la sospensione dei lavori di realizzazione degli impianti di sorveglianza previsti dalla Gdf nella costa occidentale dell’isola, a salvaguardia dei diritti fondamentali alla salute e alla salubrità dell’ambiente, si legge nel testo prodotto “Per motivi sopravvenuti, anche connessi alle manifestazioni di protesta delle popolazioni”) ed i risultati ottenuti dalla protesta popolare con i blocchi dei cantieri e sta pensando di dirottare i radar nei siti militari di Capo Sant’Elia a Cagliari, Capo Sandalo a Carloforte, Capo San Marco a Oristano e Capo Caccia ad Alghero, oppure di riuscire a far classificare gli impianti come opere militari e/o d’interesse strategico, modalità questa ben conosciuta qui in Valsusa (..) che mira, tra le altre cose, a criminalizzare l’opposizione ad opere e lavori imposti in maniera autoritaria e respinti giustamente dagli abitanti dei siti ma non solo. Stay tuned for more rock & roll!

Intanto, sempre rimanendo in Sardegna, c’è da notare come quella dell’Elta System non sia la sola presenza israeliana ad aleggiare sul territorio dell’isola, dal momento che già da alcuni anni si susseguono le esercitazioni militari di F16 israeliani (esercitazioni che servono chiaramente per “bombardare meglio” poi i palestinesi rinchiusi dagli israeliani stessi nella Striscia di Gaza) a Decimomannu (vedi Operazione Vega), e poi anche a Quirra e a Capofrasca, nella Sardegna meridionale, dove all’ordine del giorno sono bombardamenti al suolo di vario genere e l’uso di cannoni o mitragliatrici di bordo, ovviamente tutto a danno dell’ambiente e della salute degli esseri viventi (cominciano anche ad emergere storie di malattie oncologiche, ematiche o linfatiche).

Il governo italiano viene ampiamente ripagato dagli israeliani del proprio asservimento in ambito militare, e puo’ permettersi di esercitare i propri cacciabombardieri nel deserto del Negev (Palestina occupata) e di vedersi acquistare da Israele 25-30 aerei da addestramento M-346 dell’Alenia Aermacchi (gruppo formato da internazionali e Finmeccanica), nonostante uno di essi a novembre sia precipitato in mare di ritorno da una “fiera delle armi” organizzata negli Emirati Arabi Uniti. Evviva la selezione naturale!

– http://noradarcaposperone.blogspot.com/, in particolare “Sa-tirìa”, foglio di lotta anti radar e antimilitarista – http://antoniomazzeoblog.blogspot.com/ – GIOCHI DI GUERRA AEREA TRA ITALIA E ISRAELE http://nena-news.globalist.it/?p=15650 – PILOTI ISRAELE SI ADDESTRERANNO SU JET ITALIANI http://nena-news.globalist.it/?p=16460

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