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resoconto udienza per l’evasione di nicoletta

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Dichiarazione di Nicoletta in aula di tribunale il 23 novembre 2016

«La resistenza, individuale e collettiva agli atti dei pubblici poteri che violino le libertà fondamentali e i diritti garantiti dalla presente Costituzione, è diritto e dovere di ogni cittadino». (Articolo proposto per la Costituzione della Repubblica Italiana del 1948 e non recepito).

Oggi, in quest’aula, rivendico – accanto al diritto di resistenza contro le grandi male opere ed il modello di vita e di società ad esse connesso – la mia evasione e la mia concreta, consapevole opposizione alle misure cautelari inflittemi, via via aggravate dal tribunale di Torino.
Mio intendimento è di denunciare e di oppormi a tali misure, per me e per tutti coloro che, nel movimento NO TAV e in tante altre realtà di lotta allo stato di cose presente, si vedono quotidianamente comminare, dalle procure e dai tribunali, provvedimenti arbitrari e vendicativi.
Anche in questo il movimento NO TAV ha fatto scuola e le pratiche repressive nei suoi confronti si sono rivelate sperimentazione da applicare puntualmente là dove il partito trasversale degli affari e della guerra sente messo in discussione il proprio dominio.
Le misure cosiddette cautelari sono state e sono usate a piene mani e in modo esplicito, quale arma di repressione per criminalizzare il dissenso e negare la libertà di pensiero e di espressione; un avvertimento che la giustizia non è uguale per tutti.
La loro stessa natura di pene inflitte preventivamente, senza un regolare processo, con ampi margini di discrezionalità, le mette a nudo come strumento di giudizio etico-politico volto a colpire ciò che si è, più che ciò che si fa.
I risultati sono riscontrabili costantemente nella storia dei processi contro i militanti NO TAV: mesi di carcere preventivo e domiciliari che, a seguito di regolare processo, si sono tradotti in condanne di pochi mesi con sospensione condizionale della pena; sentenze che non bastano però a cancellare le umiliazioni, la perdita della libertà, la quotidianità negata, la vita messa in manette.
Per quanto mi riguarda, ho fatto convintamente questa scelta di lotta ed intendo portarla fino in fondo. Dichiaro fin da ora che, qualunque sarà il giudizio di questo tribunale nei miei confronti, continuerò a disobbedire, ad oppormi senza mediazioni, con gioia, sostenuta dall’abbraccio fraterno del popolo NO TAV e di quanti non hanno mandato all’ammasso la ragione, il cuore, la dignità. Lo farò per dovere e per affetto nei confronti di chi, come Luca e Giuliano, a differenza mia, per lo stesso mio reato, ha subito il carcere. Lo farò anche per complicità con Jacopo, Eddy e tutti coloro che sono sottoposti ai domiciliari o a qualsiasi altra misura restrittiva.
Come per il gufo di Durer, “il nostro solo crimine è di veder chiaro nella notte”.
Verità perfettamente adattabile al mondo che non si adegua a vivere immobile e sottomesso, in questa notte profonda che cancella diritti, democrazia formale e sostanziale, responsabilità verso il futuro.
Contro il buio mortifero delle casseforti, dei tunnel e delle prigioni noi vediamo chiaro e continuiamo a lottare perché si faccia giorno, sicuri dell’alba che verrà.

Bussoleno, 23 novembre 2016

Cattivi e primitivi: un’intervista all’autore Alessandro Senaldi

Una analisi del movimento notav con il metodo osservativo partecipato, dove l’autore è partecipe agli eventi di cui scrive. Abbiamo parlato con lui della formazione del cliché mediatico del “primitivo” prima e del “cattivo” poi; del tentativo di neutralizzare un movimento che non può essere disciplinato trasformandolo in “nemico”, per cui uno stesso reato è più grave a seconda del “autore” che lo compie. Ci ha raccontato del militante-ricercatore, dell sapere come questione di parte, della punizione verso chi produce un sapere diverso da quello dominante, funzionale alla pace sociale.

[audio:2016-11-24-cattivi-primitivi.mp3]
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io sto con chi resiste: ancora sulla violazione delle misure

La solidarietà a Nicoletta Dosio e a tutti coloro che hanno deciso di non rispettare le imposizioni della procura torinese continua: potete vederlo qui:

http://www.0stile.net/index.php/video/io-sto-con-chi-resiste

Le misure cautelari o di sicurezza sono molte, strumenti in mano a questura e procura per colpire il conflitto sociale prima di eventuali condanne o addirittura in assenza di reato.
Arresti domiciliari, obbligo di firma, divieto od obbligo di dimora sono le misure che la procura può applicare per estendere la carcerazione al di fuori del carcere, per colpire fatti minori ed abituarci ad una repressione sempre più pervasiva e diffusa.
Nel caso invece delle misure di sicurezza, è la questura ad applicarle direttamente senza nessun processo: si tratta del foglio di via o dell’avviso orale, anticamera della sorveglianza speciale.
La sorveglianza speciale, che non è vincolata alla commissione di alcun reato, è sollecitata dal questore e approvata da una sorta di commissione interna al tribunale. Affonda le sue radici in dispositivi molto antichi e, mai tolta dal codice penale come per molti altri casi, rappresenta una misura molto pesante e reiterabile per parecchi anni di fila, sempre senza processo.
per approfondire, ascoltate questo audio registrato da Radio Onda Rossa:

http://www.ondarossa.info/newstrasmissioni/approfondimento-sulla-sorveglianza-speciale

 

Infine, la trascrizione dell’intervento “le misure cautelari come strumento repressivo, un confronto tra il ventennio e i giorni nostri”, reso a San Didero l’8 ottobre durante la cena benefit “io sto con chi resiste”

misurecautelari

La comunità si realizza nelle lotte: intervista a Sandro Moiso di Carmilla Online

In occasione delle novità editoriali sul movimento abbiamo sentito Sandro Moiso, recensore della rivista Carmilla, per una chiaccherata a tutto campo, dai rapporti tra politica e movimenti nelle lotte del ‘900, fino alla Libera Repubblica della Maddalena, per la cui difesa oggi è uscita la sentenza d’appello.

[audio:2016-11-17-sandro-moiso.mp3]
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lettere di esproprio a san didero

A San Didero è previsto lo spostamento dell’autoporto di Susa, opera preliminare per la costruzione della stazione internazionale, che però nel progetto cosiddetto “low cost” (traduzione: magno quello che c’è poi si vedrà) non compare…
Se le forze di occupazione capeggiate dal ministero degli interni vorrebbero ritardare i lavori in bassa e media valle per finire prima il lavoro di repressione progressiva sul movimento notav, dall’altra le forze economiche hanno la necessità di cantierizzare subito alcuni progetti per poter accedere ai soldi promessi dai vari bandi prima che scadano.
Per questo Telt ha inviato delle lettere di esproprio per vari terreni nel comune di San Didero e limitrofi. Su alcuni di questi gravano dei diritti d’uso civico, diritti risalenti ad epoca precedente al codice penale e che sono inalienabili. Sull’argomento abbiamo raccolto due interviste, prima e dopo l’incontro pubblico con i proprietari dei terreni che promettono battaglia.

[audio:27-10-2016-espropri-san-didero.mp3]
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[audio:10-11-2016-itv-luigi-Casel-san-didero.mp3]
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Incorreggibile Tepepa

Ancora un saluto a Tepepa, bandito rapinatore indomito che per la seconda volta ha infranto gli arresti domiciliari per godersi un attimo di libertà. Tratto nuovamente in arresto si trova ora in carcere alle Vallette. Un abbraccio da tutta la redazione!

Per scrivergli:

Ennio Senigaglia

c/o Casa circondariale “Lorusso Cotugno”

Via Adelaide Aglietta, 135
10149 Torino (TO)

Tepepa, ovvero Ennio Sinigaglia. L’ho conosciuto qualche tempo fa, alla Credenza, dove si proiettava un video sulla sua vita. Rapinatore gentiluomo, aveva scontato anni e anni di carcere. Mi aveva colpita la sua figura di ultrasettantenne, con una vivacità, un’ironia ed un bagaglio di sogni che il carcere non era riuscito a cancellare.
Ho sentito riparlare di lui i mesi scorsi; una breve notizia in cronaca, che diceva pressappoco così: “ex rapinatore di 79 anni evade dai domiciliari per andare a riscuotere la pensione; ripreso, processato per direttissima e riportato ai domiciliari con dose di detenzione rincarata”.
Oggi mi arrivano nuovamente sue notizie: “nuovi guai per nonno Tepepa”. Fermato dai carabinieri per evasione, nel bar sotto casa, dove era sceso a prendere un caffè, viene processato per direttissima e portato in carcere.
Dalla mia felice, continuata evasione, in attesa del processo che mi è stato fissato per il 23 novembre, protetta dall’abbraccio del movimento NO TAV e dal consenso popolare che va ben oltre la Valle di Susa, non posso non provare solidarietà per Tepepa e non sentirmi, mio malgrado, privilegiata: evidentemente a pesare sul nostro destino non sono i fatti specifici, ma le nostre storie.
No, non mi piace la giustizia che è debole coi forti e forte coi deboli.
Davvero, più che mai, tribunali e carceri svolgono una sola funzione: quella del controllo sociale.
Se penso ai tanti Tepepa chiusi in quei castelli di arbitrio e di repressione, mi invadono rabbia e tristezza.
Quante e quanti vorrei liberi questa sera, per essere nuovamente felice!

Nicoletta Dosio

Per conoscere vita e imprese di Ennio Sinigaglia consigliamo la visione del video “Lo chiamavano Tepepa”: https://vimeo.com/183048928